Due milioni di abitanti della Striscia di Gaza osservano da oggi, in tono ridotto e in un clima di crescente apprensione, Eid el-Fitr, la festa conclusiva del mese di digiuno islamico del Ramadan.
Stamane, fra strette misure di sicurezza, è stata sepolta la prima vittima del coronavirus a Gaza: un'anziana donna egiziana, deceduta poco dopo l'arrivo al valico di ingresso nella Striscia. Venerdì il contagio di sei dipendenti addetti ai transiti in quel confine ha molto allarmato le autorità di Hamas, che hanno ordinato la chiusura a oltranza dei valichi: sia con l'Egitto, sia con Israele.
In questo contesto, i servizi di sicurezza di Hamas sono entrati oggi in azione con grande determinazione e hanno impedito affollamenti, in particolare sul lungomare, nel porto di Gaza e nei parchi pubblici. Le famiglie che speravano di trascorrere le giornate di festa con picnic nella natura sono state così costrette ad annullare i piani e a cercare momenti di relax nei mercati e nei centri commerciali.
Questi ultimi sono stati tenuti aperti perché al loro interno è generalmente possibile rispettare le regole sanitarie di igiene. In questa circostanza anche le moschee sono state riaperte, ma con misure straordinarie di cautela. Oggi sono stati celebrati soltanto i riti del mattino, con i fedeli rigorosamente distanziati fra di loro.
Finora a Gaza i casi positivi sono stati solo 55 (per lo più ripresisi), ma le autorità si rendono conto di non disporre di strutture sufficienti per affrontare una pandemia. Dunque occorre puntare il tutto per tutto sulle misure difensive: 4.000 palestinesi, che attendono in Egitto di rientrare a Gaza, hanno avuto ordine di pazientare. Il valico di frontiera di Rafah dispone solo di centinaia di posti per chi deve osservare la quarantena e quella massa di persone rappresenta oggi un pericolo potenziale per la Striscia intera.
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