Un codice personale per spostarsi all'interno della Turchia. Mentre il Paese affronta l'ultimo di quattro giorni di coprifuoco contro il Covid-19, imposti anche per evitare i rischi di assembramenti nelle riunioni familiari per le festività di fine Ramadan, il governo di Recep Tayyiprf Erdogan si prepara al ritorno della libera circolazione tra le città.
Da giovedì infatti riprenderanno a viaggiare i treni interurbani, compresi quelli ad alta velocità, mentre una settimana dopo sarà il turno dei collegamenti aerei. In entrambi i casi, i mezzi viaggeranno al 50% della propria capacità per garantire le distanze di sicurezza. Ma per poter acquistare i biglietti, i cittadini dovranno prima scaricare la app di tracciamento predisposta nelle scorse settimane dal ministero della Salute e registrarsi per ottenere un codice individuale, condividendo la posizione e altri dati personali. In questo modo, le autorità puntano a monitorare ed eventualmente impedire gli spostamenti di persone infette, potendo anche risalire successivamente agli spostamenti dei viaggiatori. Lo strumento, diffuso finora su base volontaria, rischia di diventare di fatto obbligatorio. Un controllo rafforzato dopo l'apertura dei confini interni tra le diverse province che molti turchi sarebbero pronti ad accettare a fronte all'esigenza di evitare un'ulteriore diffusione del coronavirus, che finora ha colpito quasi 160 mila turchi, facendo 4.369 vittime.
Ma non manca chi storce il naso. Alcuni osservatori temono che la app, che offre dettagli sull'incidenza del contagio nelle varie zone e sul rispetto delle misure di prevenzione degli utenti, possa aprire la strada a future violazioni della privacy dei cittadini. "Un giorno questa pandemia finirà e tutti quei dati potranno essere usati per una sorveglianza di massa in altri ambiti", avverte Hulya Kendir, dell'associazione degli accademici dissidenti Koda, mentre altri esperti chiedono che venga fissato un termine certo entro il quale i dati dovranno essere cancellati.
Come in molti Paesi, c'è il timore che l'emergenza sanitaria venga usata come pretesto per creare una sorta di 'Grande Fratello', in un contesto in cui migliaia di dissidenti sono stati arrestati dopo il fallito golpe del 2016. Un'altra incognita riguarda il trattamento dei turisti stranieri, cui Ankara vorrebbe aprire le porte già dalla seconda metà di giugno. Per loro, l'ipotesi è di fare test di massa ai valichi di frontiera.
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