Scenari che ricordano film su fughe da famose carceri coinvolgono oggi, nella pandemia in versione africana, inediti condannati di nuovi tribunali rappresentati dalle prescrizioni sanitarie. E così fuggiaschi dalla diversa fedina penale si ritrovano insieme, braccati dalle autorità per essere riportati nei centri di isolamento imposti.
Il caso più recente è del Malawi, con quasi 441 cittadini rientrati dal Sudafrica lunedì sera e fuggiti da due strutture a Blantyre, città a sud del Paese. Come specifica Le Monde, in una erano stati messi i 16 risultati positivi al coronavirus, mentre lo stadio Kamuzu, allestito come centro di quarantena, ha ospitato gli altri in attesa dei risultati degli esami. Tutti fuggiti, con buona pace degli sforzi per contenere la diffusione del virus. "Sono tornati tutti a casa da soli", ha detto Gift Kawaladzira, funzionario sanitario dell'omonimo distretto di Blantyre. "I servizi sanitari hanno i loro dati e inizieranno a cercarli. Il pericolo è che ora si nascondano alle autorità. Se la maggior parte di loro ha contratto Covid-19, allora abbiamo un problema serio", ha aggiunto. Interrogato da un'emittente televisiva locale, uno degli 'evasi' ha spiegato di aver lasciato lo stadio di Blantyre con i suoi compagni perché le autorità non provvedevano ai loro bisogni primari. "Non ci hanno dato nulla, i bagni e le docce erano in condizioni terribili", ha detto Doreen Lemani. "Come potevano aspettarsi che restassimo lì?", è la domanda polemica del cittadino che ricalca esperienze simili in tutto il continente africano, persone isolate e costrette a vivere in condizioni precarie, talvolta anche a loro spese. Considerato uno dei Paesi più poveri del pianeta, il Malawi riporta a oggi 101 casi di contagio e quattro decessi. Il presidente Peter Mutharika aveva ordinato il confinamento della popolazione, ma la magistratura ha raccolto gli appelli della società civile sospendendone l'entrata in vigore. Le restrizioni, infatti, metterebbero a rischio la vita dei più poveri, data l'assenza di aiuti alimentari da parte del governo.
Nel Paese sono vietati i raduni con oltre 100 persone, ma i partiti continuano a portare avanti l'affollata campagna elettorale, con migliaia di sostenitori riuniti in vista delle elezioni presidenziali previste il prossimo 23 giugno.
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