Tra marzo e aprile, nel pieno della pandemia di coronavirus, Algeria e Marocco hanno varato legislazioni che comminano pesanti condanne e ammende a chi propala notizie false sui social e le nuove normative rischiano di essere usate non solo per arginare le fake news sul Covid ma anche allo scopo di reprimere il dissenso. La denuncia viene da Amnesty International che sul proprio sito segnala come il 27 aprile sia stato arrestato un attivista dell'Associazione marocchina dei diritti umani (Amdh), Omar Naj: rinviato a giudizio per il 2 giugno nel centro settentrionale di Nador, il militante rischia tre anni di carcere e l'equivalente di 1.800 euro di multa per aver scritto su Facebook su sequestri di merci di ambulanti compiuti dalla polizia per distribuirle a Ong. L'organizzazione per la difesa dei diritti umani sostiene che "possiamo attenderci di vedere molti più casi simili" in base alla nuova legge "22.20" che, adottata dal governo il 19 marzo, criminalizza le "fake news" comminando cinque anni di carcere se ad essere minacciata è la "sicurezza nazionale".
Il 22 aprile il parlamento della confinante Algeria ha adottato emendamenti al Codice penale che comminano tre anni di prigione per la diffusione di "menzogne" mirate a "danneggiare la sicurezza dello Stato", ricorda Amnesty affermando: "l'effetto sulla libertà di espressione di queste recenti misure prese durante la crisi senza precedenti del Covid-19 è estremamente preoccupante".
Questo perché sono già "decine" i casi documentati solo in Algeria e Marocco di arresti e processi di attivisti per i diritti umani e di giornalisti solo a causa di "post su social media"..
Riproduzione riservata © Copyright ANSA