Si è svolta sotto l'egida dell'Onu la conferenza internazionale dei donatori per lo Yemen, in un momento in cui le agenzie delle Nazioni Unite chiedono alla comunità internazionale di contribuire all'urgente richiesta di finanziamenti per far fronte all'emergenza umanitaria nel martoriato paese arabo, colpito non solo dalla guerra e dalla carestia ma anche da una crescita esponenziale di casi di Covid-19. Ufficialmente nel paese arabo stretto tra Arabia Saudita e Corno d'Africa si registrano 283 casi positivi e 85 decessi. Ma le organizzazioni internazionali e le stesse agenzie dell'Onu affermano che i casi di coronavirus sono probabilmente assai di più di quelli comunicati dalle autorità yemenite. Anche perché il paese è di fatto diviso in almeno tre zone, ciascuna controllata da autorità diverse: nel centro nord, inclusa la capitale Sanaa, ci sono gli insorti Huthi. Nel centro sud e in alcune zone dell'est c'è il governo lealista appoggiato da Riad. Nel porto di Aden, nel sud, i separatisti sudisti sostenuti dagli Emirati Arabi Uniti hanno di recente annunciato una forma di auto-governo. In questo quadro di frammentazione e di prolungata violenza, il Programma alimentare mondiale (Pam, Wfp) ha quest'anno dovuto ridurre del 75% il sostegno allo Yemen a causa dell'assenza di risorse economiche. Analogamente, l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms, Who) ha sospeso circa la metà delle proprie iniziative in Yemen, da anni afflitto da carestia e dagli effetti disastrosi della guerra interna e regionale. Le Nazioni Unite fanno sapere che da quando nel 2015 l'Arabia Saudita ha lanciato la sua campagna militare contro gli insorti Huthi, considerati vicini all'Iran, sono morte più di 100mila persone. A questo si aggiunge il fatto che circa 10 milioni di yemeniti sono sull'orlo della carestia alimentare, sempre secondo l'Onu. E che l'80% dei trenta milioni di yemeniti totali hanno urgente bisogno di sostegno umanitario. Nella richiesta fondi del 2019, le agenzie Onu erano riuscite a raccogliere tre miliardi e mezzo di dollari statunitensi sui quattro miliardi e 200 milioni richiesti. Quest'anno invece, solo il 15 % dei tre miliardi e mezzo richiesti è arrivato nelle casse delle Nazioni Unite. Parte di questa contrazione è dovuta alla sospensione da parte degli Stati Uniti dei loro contributi causata dall'irrigidimento della posizione di Washington nei confronti degli Huthi, visti come attori vicini all'Iran e che controllano la capitale Sanaa e altre città chiave del paese.
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