In Uganda si aprono i valichi di frontiera e della speranza di salvezza per migliaia di sfollati bloccati nella provincia dell'Ituri, situata nel nord-est della confinante Repubblica democratica del Congo. In almeno 3.000 sono fuggiti a maggio dalle violenze, rimanendo poi bloccati per oltre un mese in questa parte del territorio congolese contrassegnata da sanguinosi scontri tra le comunità. Analogamente ad altri Paesi, infatti, l'Uganda ha chiuso i propri confini a causa della pandemia di Covid-19, ma oggi li riapre temporaneamente nel distretto di Zombo, a nord-ovest del Paese. Si prevede che la frontiera potrà essere attraversata in tre giorni, quindi entro il fine settimana. Prima della loro successiva collocazione, i rifugiati saranno sottoposti a quarantena in un centro di isolamento ubicato a 13 chilometri dal confine. L'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) afferma che saranno condotti test per rilevare l'eventuale presenza di coronavirus tra i nuovi ingressi, in modo da aiutare le autorità a decidere i tempi del loro trasferimento nei campi dedicati. L'Uganda ospita oltre 1,4 milioni di rifugiati, la maggior parte dei quali è fuggita dal Sud Sudan, mentre una percentuale che si aggira intorno al 30 per cento proviene dalla Repubblica democratica del Congo. Su circa 900 contagi registrati nel Paese, 52 sono rifugiati rivelatisi positivi al virus.
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