Atmosfera cupa nella striscia di Gaza dove la crisi economica endemica è stata ulteriormente inasprita da una serie di provvedimenti volti ad impedire la diffusione del coronavirus. Ed il costo umano di questa nuova situazione è adesso sotto gli occhi dei due milioni di abitanti.
Venerdì, nel campo profughi di Shati, Ayman G. (45) si è lanciato nel vuoto dal quinto piano di una abitazione. Sabato, in un ospedale, è deceduto Ibrahim Y. (21), che la settimana prima si era dato fuoco. Lo stesso giorno, in un altro ospedale, è stata ricoverata una ragazza di 18 anni che aveva cercato di togliersi la vita con sedativi.
Ieri, nel nord della Striscia, è stato trovato il cadavere di Saliman A. (23), dopo che si era esploso un proiettile alla testa. Ed oggi, a Jabalya, un altro uomo ha cercato di togliersi la vita ingoiando una cinquantina di pillole. Tutti avevano in comune una disperazione di fondo, essendosi trovati prigionieri di una situazione economica senza sbocchi.
Finora a Gaza il coronavirus ha visto una settantina di contagi ed un decesso. Da oltre un mese - a differenza dalla situazione in Egitto, in Israele e in Cisgiordania - l' epidemia appare abbastanza sotto controllo. Ciò grazie anche alla sigillatura dei valichi con Egitto e Israele. Ma le attività economiche ne risentono, posti di lavoro sono andati perduti, la disoccupazione è al 46 per cento. E la pressione sui più deboli cresce in proporzione.
Adesso su Facebook molti si chiedono se il gioco valga la candela. "A che scopo la politica di chiusura per salvare vite umane dal virus - si domandano - se poi d'altro canto vediamo una ondata di suicidi ?" .
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