La manifestazione di protesta di ieri sera a Tel Aviv contro la crisi economica da coronavirus - a cui hanno partecipato migliaia di persone (secondo la polizia 30mila)- da caso politico si è subita trasformata in caso sanitario. Il viceministro della salute Yoav Kish - che è del Likud, contrarissimo alla dimostrazione di forte critica al governo - l'ha definita subito "un mega attentato sanitario": una sorta di incubatore di prossime infezioni, visto l'assembramento, in un momento in cui la seconda ondata della malattia sta mettendo in ginocchio il Paese.
Lo stesso ministro Yuli Edelstein, pur evitando accuratamente di entrare nel merito dei contenuti della protesta, si è detto "preoccupato" e l'ha definita pericolosa per la salute pubblica.
Ed anche il direttore generale del ministero Hezi Levi ha ammonito sulle "conseguenze" immaginabili nei prossimi giorni a causa della promiscuità.
A rinfocolare le polemiche c'e' stato poi l'appello lanciato in rete, prima della manifestazione, da una dottoressa dell'ospedale Soroka di Beer Sheba, Ruthy Shaco-Levy, che ha invitato i dimostranti a lasciare a casa i telefonini in modo da non poter essere tracciati dallo Shin Bet - il servizio di sicurezza interno - incaricato del compito di risalire la catena dei contatti. "Chi non vuole fare da domani due settimane di quarantena - aveva scritto - meglio che lasci il cellulare a casa". Un appello attaccato duramente dal ministero della sanità e di cui la dottoressa si è poi scusata. Fatto sta che l'episodio sembra essere la cartina tornasole della forte inquietudine sociale che caratterizza l'attuale situazione: basti pensare che il tasso di disoccupazione è passato dal 3.4% pre-pandemia all'attuale 21%: un salto da record che minaccia sempre più la stabilità del governo di unità nazionale nato pochi mesi fa proprio dall'urgenza di contenere la prima ondata del Covid 19.
Oggi - all'indomani della manifestazione di protesta a Tel Aviv - il governo ha varato primi aiuti immediati per impiegati e piccoli imprenditori indipendenti colpiti dalla pandemia fino a 7.500 shekel (circa 1780 euro). Nel complesso dovrebbero essere 15 miliardi di shekel di aiuti nel 2020 e 27 l'anno prossimo.
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