I discorsi parlamentari, soprattutto in momenti chiave come quello di una richiesta di fiducia per il governo, sono disseminati di citazioni dotte, più o meno azzeccate, più o meno controproducenti. Ma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, verso la conclusione delle sue comunicazioni alla Camera di lunedì 18 gennaio, cui sarebbe seguito appunto il voto di fiducia, ha spiazzato i più evitando frasi complete o autori fin troppo abusati, come Seneca o Cicerone, e affidandosi ad una singola parola di origine greca: sympatheia.
Non l’ha chiesta, contrariamente a quanto ha detto e scritto qualcuno, ma ha promesso di darla, di offrirla, di metterla sul piatto, per così dire, dell’impegno politico. E in quel particolare momento non si rivolgeva ai suoi colleghi di governo o ai deputati ma proprio ai cittadini, a tutti i cittadini italiani. Si capisce che non stava parlando della simpatia su cui scherzava Antonio Albanese nei panni di Frengo, il surreale e non proprio attento commentatore-tifoso del Foggia del programma ‘Mai dire gol’ della Gialappa’s band. Quella era una plateale ironia sul significato più comune della parola simpatia secondo l’uso che ne facciamo oggi: un tipo simpatico è uno che sorride, che attrae, che accoglie, che mette a proprio agio l’interlocutore. Insomma non esattamente l’immagine che aveva Zdenek Zeman, allora allenatore del Foggia, uomo dalle memorabili pause e dall’apparente assenza di emozioni nelle sue espressioni.
Quindi cosa ha promesso esattamente il presidente del Consiglio? Nel greco classico la sympatheia designava la capacità che le cose avrebbero di influenzarsi a vicenda. Secondo gli Stoici c’era una forma di concordanza occulta tra le varie parti dell’universo, concepito come un gigantesco organismo vivente in cui dunque l’effetto di un’azione, o meglio ancora di una passione, su una parte di esso si riverberava su altre parti anche molto distanti. Gli esempi classici, citati da Cicerone nel De Divinatione, erano quelli della corda della lira che, toccata, fa risuonare anche le altre, o delle conchiglie delle ostriche che crescono o si restringono insieme alle fasi della Luna.
Più razionalmente, e questo forse ci avvicina al campo della politica, Aristotele l’aveva messa in relazione con la persuasione, cioè con la capacità di convincere che non si dà se non si è in grado di ‘sentire insieme’, cioè di cogliere il sentimento e l’umore degli altri. David Hume e poi Adam Smith, ai quali forse ha pensato il premier più che gli stoici, vedono nella simpatia “la facoltà di partecipare alle emozioni degli altri, quali che siano”. E non è una roba così sdolcinata se anche Jeremy Bentham, il papà dell’utilitarismo, l’aveva messa a fondamento della sua filosofia morale accanto e insieme all’interesse egoistico.
La parola simpatia deriva infatti da pathos (affezione, sentimento) e syn, che vuole dire con, insieme. Sullo sfondo, il verbo synpasko, soffro insieme. A questa idea di condividere emozioni fa riferimento l’uso più comune del termine arrivato ai nostri giorni. Una persona simpatica è quella con cui ci troviamo bene perché con lei, per le ragioni più varie che a volte, come forse volevano gli Stoici, sono misteriose, sentiamo che c’è una connessione. Da qui anche il ribaltamento ironico del termine, con diverse sfumature. Non solo nel modo i cui l’abbiamo sentito usare da Frengo nei confronti Zeman ma anche quando oggi diciamo a qualcuno ‘sei simpaticissimo’ per dirgli in realtà ‘sei acido’ ‘sei respingente’ ‘sei insopportabile’.
A correre su questo crinale stretto e ambiguo sono anche i versi della ‘Domenica lunatica’ di Vasco Rossi quando dice ‘Com’è simpatica questa vita così lunatica’, ‘Com’è simpatica questa domenica così complicata’. Sta dicendo entrambe le cose: simpatica come sanno esserlo le cose varie, che cambiano e ci stimolano ma anche odiosa come le cose complicate che ci sfidano e ci sfiancano.
E cosa c’è di apparentemente meno simpatico del diavolo? Eppure, sulle orme di Bulgakov, l’autore del ‘Maestro e Margherita’, anche Mick Jagger ha cantato in ‘Simpathy for the Devil’ di un diavolo elegante e ingannevole, un gentiluomo che, pur dichiarandosi protagonista di parecchie malefatte della storia dell’umanità, chiede (anzi pretende) simpatia: ‘Se mi incontrate siate cortesi, abbiate comprensione …. siate educati come vi hanno insegnato altrimenti disporrò che la vostra anima sia dannata’.
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