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Roberto Garofoli, "tecnico" nel mirino dei 5stelle

Roberto Garofoli, "tecnico" nel mirino dei 5stelle

Magistrato con lunghissima esperienza nelle stanze del governo

ROMA, 12 febbraio 2021, 21:40

Redazione ANSA

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Roberto Garofoli - RIPRODUZIONE RISERVATA

Roberto Garofoli - RIPRODUZIONE RISERVATA
Roberto Garofoli - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nato a Taranto, classe 1966, Roberto Garofalo è un magistrato, giudice del Consiglio di Stato, ed è stato capo di Gabinetto al Mef. Magistrato ordinario fino al 1999, impegnato in processi anche di mafia, e giudice amministrativo dal 2000, è stato capo di Gabinetto del Ministero dell'Economia con Pier Carlo Padoan ministro, nei Governi Renzi e Gentiloni, e poi con Giovanni Tria nel Governo Conte I. La sua è stata una lunga esperienza nelle stanze del Governo: da fine 2011 con l'Esecutivo Monti, poi segretario Generale della Presidenza del Consiglio con Enrico Letta e prima ancora capo ufficio Legislativo del ministero degli esteri con Massimo D'Alema nel governo Prodi II. Come capo di gabinetto del ministro Tria, Garofoli è stato tra gli alti funzionari dello Stato al centro delle polemiche contro i "burocrati" accusati dal Movimento 5 Stelle di essere "servitori dei partiti e non dello Stato" (fecero rumore, tra l'altro, le critiche ai tecnici del Tesoro in un audio del portavoce della Presidenza del Consiglio, Rocco Casalino). Contro di lui c'era stato anche un attacco diretto: sua 'la manina' - è stata la tesi dei 5 Stelle - era stata giudicata 'colpevole' di aver inserito nel Dl Fiscale due commi per destinare 84 milioni in tre anni alla "gestione liquidatoria dell'ente strumentale alla Croce Rossa Italiana". Fermissima fu la difesa di Giovanni Tria: nessuna manina, solo "una soluzione tecnica" a tutela dei lavoratori, per pagare il Tfr, aveva detto il ministro liquidando l'attacco come "privo di fondamento e irrazionale".

Ma il clima era tale che Garofoli decise di dare le dimissioni, dopo essersi consultato con il Quirinale che gli era sempre stato vicino: "E' un prezzo che dobbiamo pagare. Siamo professionisti al servizio del Paese, come avviene in tutte le grandi democrazie occidentali" disse ai suoi collaboratori lasciando l'incarico per tornare al Consiglio di Stato. Autore di numerose opere e collane su temi giuridici ed economici, condirettore della Treccani Giuridica, è stato nominato dal Presidente Giorgio Napolitano Grande Ufficiale della Repubblica italiana.
   

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