Che cosa intende l’orso Baloo quando in 'Mowgli – Il libro della giungla' canta 'Ti bastan poche briciole / Lo stretto indispensabile / E i tuoi malanni puoi dimenticar'? Lo dice lui stesso subito dopo nella canzone scritta da Terry Gilkyson nel 1967 per il film Disney: ‘In fondo basta il minimo / Sapessi quanto è facile / Trovar quel po' che occorre per campar’. La versione cartoon di un principio quasi francescano nel titolo originale suonava così: 'The Bare Necessities', ovvero le poche necessità, le nude necessità o anche le povere o le scarne necessità.
Il necessario qui sembra richiamare l’idea del minimo, del poco, dell’essenziale. Essenziale perché senza non ci si potrebbe stare ma questo qualcosa, che è indispensabile, è evidentemente poco.
Ascolta "La parola della settimana: necessità (di Massimo Sebastiani)" su Spreaker.
Insomma, è per questo che abbiamo ereditato dal francese l’espressione necessaire per indicare un astuccio o una piccola valigetta dove mettere lo stretto indispensabile per un viaggio, una trasferta, uno spostamento. Non doveva essere questo però che intendeva Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, all’assemblea degli industriali del 23 settembre quando ha definito Mario Draghi 'uomo della necessità', affrettandosi a sottolineare che questo tipo di uomini sono diversi dagli 'uomini della provvidenza', come chi 'ha dato vita a un regime ventennale di oppressione' e dagli 'uomini del possibile', quelli – ha detto – del 'calcio alla lattina’' del 'rinvio eterno'
A parte una certa sottovalutazione intellettuale dell'idea di possibile, la cui discussione sarebbe però qui troppo impegnativa, e sorvolando su un certo voluto disprezzo per la politica, l’arte del possibile appunto più che del rimando perpetuo (questa sfumatura sembra averla notata solo Matteo Renzi che ha richiamato Bonomi ad un maggiore rispetto di chi è riuscita a portare Draghi a palazzo Chigi, cioè proprio la politica), quello che colpisce è l’uso del termine necessità in un significato ben diverso da quello di Baloo, meno gioioso e più filosofico. Che ci crediate o no, il riferimento di Bonomi è piuttosto uno degli ospiti ormai quasi abituali di questi viaggi nelle parole, il filosofo greco Aristotele. Per lui la necessità è la modalità principale e il filosofo ne parla in due punti diversi della sua opera: nell’Organon, dedicato alla logica (è una delle quattro modalità fondamentali: necessario, possibile, impossibile, contingente), e nel libro V della Metafisica dove necessità è ciò che non può essere in un altro modo. Il pensiero scientifico dell’età moderna ha trasferito e tradotto questo concetto nel meccanicismo della natura, per cui una cosa accade necessariamente come conseguenza di un’altra. Le cose poi si complicheranno parecchio ma per tornare da Aristotele a Bonomi è evidente che l’idea, molto distante in apparenza da Baloo, è quella di sostenere l’inevitabilità dell’arrivo di Draghi alla guida dell’Italia. In altri termini: non poteva che essere così. Non gli eterni rimandi di quella che Berlusconi definì la 'politica politicante' o 'il teatrino della politica' ma neanche il meteorite improvviso, il fulmine scagliato da Zeus che arriva, in una situazione complessa, a sciogliere i nodi e a risolvere tutto. E’ proprio ciò che doveva essere e non poteva non essere, invece, così da poterci permettere di risolvere i problemi del paese (almeno quelli più urgenti) e finalmente ripartire.
D'altra parte l'etimologia ci porta all’incrocio dei due significati che abbiamo visto fin qui, quello di Baloo e quello di Bonomi. Il latino necesse infatti è composto da ne- che vuol dire 'non' e cedere che significa 'ritirarsi'. Quindi necessario, secondo lo Zanichelli, significa 'che non può essere ritirato' 'mosso'. Proprio come il mondo richiamato su uno striscione dei ragazzi di Youth4Climate, che hanno in Greta Thunberg la loro paladina e che hanno protestato a Milano per 'svegliare' i governanti del mondo sul tema del clima: 'World is necessary' c’era scritto. Questo mondo, si potrebbe tradurre, non può non esserci, perché è l’unico e va conservato. Se vogliamo sopravvivere, noi e le generazioni future, è necessario.
Eppure come quasi tutte le parole, e soprattutto le più importanti, anche necessità non è una monade, non se ne sta isolata e protetta in una bolla senza rapporti con le altre. In particolare senza quello che sembra essere il suo contrario, la libertà, o addirittura la sua versione più sguaiata e misteriosa, il caso. E proprio 'Il caso e la necessità' si intitola un celebre libro di un eclettico premio Nobel, il francese Jacques Monod, secondo cui senza l’alternanza o, come forse preferiremmo dire oggi, il mix, tra caso e necessità non esisterebbe il genere umano così come ancora oggi lo conosciamo.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA