Questa volta l'ultima tappa, a cronometro, non lo ha tradito. Jai Hindley ha finalmente coronato il sogno di vincere il Giro d'Italia, diventando il primo australiano a riuscire in questa impresa e riscattando la beffa di due anni fa, quando perse all'ultimo 'tuffo'. Il 26enne scalatore di Perth aveva costruito il suo capolavoro nella penultima tappa, quella di ieri in cui la Marmolada aveva emesso le sentenze decisive, e oggi, come previsto, ha difeso la maglia rosa nella crono conclusiva celebrando il proprio trionfo nell'Arena di Verona.
L'olimpionico di Tokyo Richard Carapaz si è dovuto accontentare del secondo posto. "Questo trofeo è bellissimo, ed è quasi più grande di me - le prime parole, ai microfoni Rai, di un Hindley visibilmente emozionato -. Ora c'è scritto anche il mio nome assieme ad altri davvero incredibili, di campioni fantastici. Non potrei essere più felice, dopo aver attraversato dei momenti difficili come quelli che ho passato io, senza poter vedere la famiglia. E' davvero incredibile, non trovo altre parole, non mi sembra vero. L'anno scorso è stato davvero durissimo, ritornare a questo livello è stato difficile. Non sapevo se sarei riuscito a lottare per la vittoria finale, conquistare la maglia al penultimo giorno è stato davvero emozionante per me. E adesso ho questo trofeo, il più bello che abbia visto in vita mia". Due anni fa, nel Giro corso a ottobre a causa della pandemia, Hindley aveva sfiorato l'impresa realizzata oggi e ci era rimasto particolarmente male. Impossessatosi del primato, se lo era gustato per un solo giorno prima di doversi inchinare a Tao Geoghegan Hart che lo aveva beffato nell'ultima tappa, anche quella volta una cronometro, in quello che era stato un autentico testa a testa per l'ultima maglia rosa, quella del successo definitivo. Oggi invece il margine di 1'25" che aveva su Carapaz ha fatto rimanere tranquillo l'australiano che ha perso praticamente nulla dal rivale che ieri aveva beffato incollandosi alla sua ruota in salita e poi staccandolo nel momento decisivo, con una tattica di gara perfetta che lo ha incoronato in questo Giro che qualcuno, anche oggi (leggi Mario Cipollini) ha definito tecnicamente"in tono minore"
. Non certo però in quanto a passione popolare, vista la quantità di gente che anche oggi ha accolto in strada il passaggio dei corridori. Il più acclamato dei quali non è stato il vincitore finale (quello di tappa è stato invece il campione d'Italia della crono Matteo Sobrero, che ha preceduto di 23" Thymen Arensman e di 40" Mathieu Van der Poel), ma Vincenzo Nibali, all'ultimo atto di una carriera che ha fatto emozionare tanti amanti del ciclismo. "Non ci ripenso, ci ho riflettuto a lungo ma ormai la decisione è presa", ha detto oggi nel dopo-corsa per ribadire che domani sarà a Valdobbiadene per un Criterium e che poi si ritira. Al ciclismo ha dato tanto e molto ha avuto, gli rimarrà sempre l'amarezza per l'oro olimpico sfumato a Rio solo per la sfortuna che lo ha fatto cadere nel momento decisivo. Gli applausi sono quindi per lui, per Hindley e in parte anche per chi ha portato a casa le altre maglie: Arnaud Demare ha conquistato quella ciclamino della classifica a punti, mentre Koen Bouwman ha vinto quella azzurra riservata al miglior scalatore. Infine Juan Pedro Lopez, a lungo in rosa, ha conquistato la maglia bianca come miglior giovane.
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