Sono passati 100 anni da quel 28 ottobre 1922, una data passata alla storia come l'anniversario della Marcia su Roma con la quale il fascismo prese il potere.
Gli eventi insurrezionali che cominciarono il 28 ottobre e terminarono quattro giorni dopo con l'arrivo delle camicie nere nella Capitale, si conclusero con l'entrata in carica del governo Mussolini che rimarrà al potere per vent'anni, fino al 25 luglio 1943.
Il partito nazionale fascista era nato per raccogliere politicamente le squadre d'azione che, nate anche sotto la spinta dell'impresa di Fiume di Gabriele D'Annunzio, si erano rese protagoniste di episodi violenti ai danni di sedi sindacali, esponenti politici, tipografie e amministrazioni comunali socialiste soprattutto nel centro-nord Italia agricolo e industriale. Nel 1921 erano entrati, come forza minioritaria, in Parlamento, grazie a un'alleanza elettorale con Giovanni Giolitti, l'esponente di maggior corso di quella classe politica liberale che, insieme ai socialisti, avevano indicato come proprio principale nemico.
Nel mese di ottobre 1922, al palesarsi dell'ennesima crisi di governo dell'Italia liberale, quella del governo Facta incapace di ottenere dai fascisti un patto di pacificazione, Mussolini capì che era arrivato il momento di tentare la presa del potere.
Il piano prevedeva di far scattare, nella notte tra il 27 e il 28 ottobre, assalti nelle varie città d'Italia per occupare prefetture, stazioni ferroviarie e altri centri nevralgici del potere, che in molti casi, anche se non in tutti, riuscirono.
Nel frattempo le camicie nere si sarebbero messe in marcia verso Roma. Alla loro guida un quadrumvirato, composto dal ras di Ferrara Italo Balbo, dall'ex generale Cesare De Bono, dal nazionalista piemontese Michele De Vecchi e da Michele Bianchi, segretario del partito e ufficiale di collegamento con Benito Mussolini, che era rimasto a Milano nei suoi uffici del Popolo d'Italia, in attesa degli eventi. Le squadre fasciste contavano sul fatto che dallo Stato, come del resto era successo quasi sempre, su scala locale, negli anni precedenti, non arrivasse una reazione.
Il dimissionario governo Facta propose lo Stato d'Assedio, un provvedimento molto rigido che gli avrebbe assegnato pieni poteri per stroncare la rivolta e per affrontare con l'Esercito l'arrivo delle squadre a Roma, mobilitando i prefetti. Il re Vittorio Emanuele III, però, non lo firmò, dando di fatto il via libera alla vittoria politica del fascismo.
Mentre a Tivoli, Monterotondo e Santa Marinella, tre località a poche ore di marcia, si erano radunate decine di migliaia di camicie nere sotto la pioggia e in attesa degli ordini, Mussolini trattava su tutti i tavoli con la classe dirigente liberale, facendo credere che i fascisti si sarebbero accontentati di qualche ministero nel nuovo governo per fermare il caos nel quale stava precipitando l'Italia.
Resosi conto di una posizione di grande forza, però, Mussolini a quel punto fece sapere al re che sarebbe sceso a Roma solo per ricevere l'incarico di formare lui, in prima persona, un nuovo governo. Il re acconsentì e Mussolini partì in treno da Milano la sera del 29 ottobre per arrivare, il giorno dopo, al Quirinale per ottenere l'incarico.
Il 31 ottobre 1922 il nuovo governo Mussolini, del quale facevano parte anche liberali e popolari, giurò nelle mani del re. A quel punto Mussolini ottenne dal re il consenso a far sfilare le camicie nere che da giorni erano accampate nelle campagne romane, in colonna da piazza del Popolo fino a piazza Venezia, e poi risalire verso il Quirinale.
Alcune frange entrarono nei quartieri popolari e si lasciarono andare ad atti di violenza. Il bilancio fu di sette morti, ma in quegli anni, in Italia, la violenza politica era un fattore quasi normalizzato e negli anni precedenti c'erano stati centinaia e centinaia di morti legati a vicende politiche.
Due settimane dopo, il governo ottenne una larghissima maggioranza alla Camera dei deputati, nonostante i fascisti in parlamento fossero solo 35.
Il regime fascista, una volta preso il potere e aver progressivamente assunto i caratteri di una dittatura, fece poi della Marcia su Roma un proprio mito fondativo. La data del 28 ottobre (quando la mobilitazione è cominciata e non quella del 31 quando le truppe sfilarono davanti ai palazzi del potere romano a crisi di governo già risolta) venne dichiarata giorno festivo. E data di nascita ufficiale del regime fascista che ha governato l'Italia per vent'anni.
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