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In evidenza
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Scrittore, prima di tutto. Intellettuale, soprattutto. Ma Italo Calvino è stato anche sceneggiatore, grande amante del cinema, tanto da scappare di casa per correre in sala, autore di canzoni e, soprattutto, incredibile fonte di ispirazione. 100 di questi Calvino è uno speciale che l’ANSA dedica al grande scrittore che a ottobre avrebbe compiuto 100 anni, scegliendo di raccontarlo, con cadenza mensile, da una prospettiva diversa dal solito: quella di chi, attraverso le sue opere così vaste e poliedriche, ha trovato l’ispirazione per realizzare progetti, libri, serie televisive, canzoni e perfino grattacieli. Perché Calvino, attraverso i suoi romanzi, è certamente stato ciò che Bobbio intendeva per intellettuale: “Il seminatore di dubbi”. Ed è riuscito a farlo in maniera assolutamente trasversale, raggiungendo i suoi lettori nelle diverse fasi della loro vita. Il bambino che si alza da tavola per non tornare mai più e inizia un'incredibile avventura umana e filosofica i cima agli alberi, ha lasciato un seme in chiunque abbia letto Il barone rampante. Alimentando il senso di ribellione da ragazzi, insinuando il dubbio su una vita incanalata nei binari sbagliati da adulti, fino a far riflettere sul senso stesso dell’esistenza scoprendone il piano filosofico ad un'età più matura e consapevole.
Un seme che è stato in grado di germogliare trasformandosi nel progetto più rivoluzionario dell’architetto Stefano Boeri: il Bosco verticale, il connubio tra natura e città. “Il barone rampante per me è stato una sorta di ispirazione continua”, spiega Boeri che quando pensa al romanzo sorride.
Boeri: 'Il mio Bosco nato grazie al Barone rampante'
“Quest’idea della possibilità di una vita passata stando sui rami degli alberi di un bosco è stata un enzima che ha lavorato per anni nel mio modo di pensare l’architettura”. Un’architettura che capovolge, appunto, il punto di vista. “Credo che in fondo con molta modestia e umiltà, un tentativo di dare veramente corpo a questa idea apparentemente impossibile ma che Calvino ci presenta come del tutto plausibile di potere scendere dai rami di un bosco per vivere la città, per vivere le relazioni sociali e la storia, un po’ con il bosco verticale abbiamo cercato di attuarla”. La passione per il protagonista del romanzo ha portato Boeri, durante la pandemia, a dedicare un lungo video all’analisi del libro e a dedicargli una sezione nel suo sito, alla voce ispirazioni. “Devo la mia ossessione per gli alberi a Cosimo Piovasco di Rondò, il piccolo Barone che una sera del 1767 a Ombrosa, una piccola città del ponente ligure, decise, a 12 anni, di abbandonare il suolo e di vivere sugli alberi il resto della sua vita”, scrive il grande architetto.
Ma non è solo il rapporto con la natura, sebbene incredibilmente attuale, a lasciare il segno leggendo Il barone rampante. “È un libro sulla libertà di essere se stessi”, assicura la scrittrice Susanna Tamaro. Che racconta come Calvino sia stato per lei fonte di ispirazione attraverso Le fiabe italiane.
Tamaro: 'Il mio viaggio in Italia grazie alle Fiabe italiane'
“Ho amato molto la raccolta, che è un’opera importantissima secondo me ed essendo un’amante delle fiabe e una scrittrice per bambini mi sono formata moltissimo su quest’opera”. Ma non solo, le Fiabe per la scrittrice hanno rappresentato anche una sorta di viaggio alla scoperta dell’Italia. “Con il suo libro Calvino mi ha fatto conoscere questa cultura italiana che essendo di Trieste conoscevo poco, mi ha fatto conoscere il mio paese”.
Calvino ha raggiunto da ragazzi anche Colapesce e Dimartino e, ancora una volta, ha lavorato dentro di loro fino a diventare fonte di ispirazione per ‘Musica leggerissima’, la canzone che li ha fatti conoscere a Sanremo 2021, con tanto di premio della sala stampa, ispirata al saggio sulla leggerezza delle Lezioni Americane.
Colapesce e Dimartino: 'Calvino maestro della fantasia'
Colapesce, che Calvino lo ha scoperto a scuola, se ne è poi appassionato all’università, tanto da sceglierlo per la tesi di laurea. “Il capitolo sulla leggerezza delle Lezioni americane è bellissimo. È un libro a scatole cinesi dove lui ne consiglia anche altri e mi ha aiutato molto a scoprire anche autori che non conoscevo come ad esempio Brecht”. Una guida nella formazione culturale, dunque. Ma non solo. Calvino è riuscito, nel caso di Dimartino, lì dove tutti i genitori vorrebbero arrivare: dire la frase giusta, di fronte ad un adolescente nel pieno tormento della ricerca di identità. “C’era questa frase che mi ha detto a scuola un professore attribuendola a Calvino: ‘A volte uno si sente incompleto ma in realtà è soltanto giovane’. Questa frase mi ha aperto un mondo”, spiega.
Il grande scrittore è stato di ispirazione anche per il velista Giovanni Soldini, sicuramente la figura più vicina ad un moderno Marco Polo, il protagonista delle Città invisibili chiamato dal Gran Visir a raccontare i suoi viaggi con tutte le città che ha visto “e forse anche quelle che non ha neanche visto”, scherza Soldini. E non è un caso che il romanzo sia sempre a bordo durante le sue traversate in solitaria.
Soldini: 'Ecco cosa racconterei al Gran Khan delle Citta' invisibili'
Ma se fosse lui il Marco Polo del romanzo? Cosa racconterebbe al Gran Khan? “Gli parlerei del mare di Cortez, in bassa California, un mare chiuso ma anche molto molto vivo - spiega - dove veramente si vede la natura che viene fuori da tutte le parti. È talmente vivo che quasi si ha paura a fare un bagno”.
Quello che tutti hanno imparato dal grande scrittore Calvino è volare con la fantasia, osare con la fantasia. Le regole sul modo migliore per lasciare che l’immaginazione prenda il via le detta del resto lo stesso Calvino in un'intervista del 1981. “Qualche anno fa si diceva ‘l’immaginazione al potere’, sembrava uno slogan molto bello, ripensandoci il segreto è che l’immaginazione non prenda mai il potere, non diventi parola d’ordine, non diventi programma obbligatorio. L’immaginazione, la fantasia, la creatività devono contrapporsi a un elemento di routine, di limitatezza, di prevedibilità che rende la vita vivibile. Guai se c’è solo il prevedibile, ma se tutto è fantasia non si realizza niente”, dice. E conclude: “Probabilmente se abbiamo intorno uno scenario di grigi parallelepipedi possiamo addobbarlo con bandierine e festoni, ali di farfalle. Se abbiamo intorno uno scenario solo di ali di farfalle non viene fuori niente”. Ecco, il parallelepipedo forse è un grattacielo da trasformare in bosco, un foglio bianco da riempire con una canzone leggerissima, un ragazzo che vede una barca in secca in un cantiere e immagina di usarla per raggiungere mondi invisibili.
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