Un anno tragico, pieno di paure e di cattivi presagi. È quasi un’epigrafe che invita a dimenticare, a guardare oltre, nella speranza che il domani sia migliore. Eppure il 2023, per quanto grondi dolore e ansia, è in qualche modo coerente con i tempi che l’hanno preceduto, fatti di pandemie e di guerre, almeno in apparenza, inarrestabili e sempre più vicine. Non ci sono a prima vista, almeno finora, elementi di conforto: sappiamo da giorni che nella striscia di Gaza si contano a migliaia i bambini uccisi, ma le foto che pubblichiamo lacerano il cuore con la ferocia di sorprese strazianti: un uomo palestinese che porta correndo una bambina ferita cercando di allontanarla dalla morte; tante minuscole bare bianche allineate che contengono i resti delle piccole vittime del naufragio di Cutro, uno degli annegamenti di massa nel Mediterraneo; un vecchio solo che piange, vicino a Kiev, su quel che resta di una ragazzina di nove anni, raccolta in un telo di plastica.
Alcune foto sono bellissime, con un curioso effetto di fuochi artificiali: come quella del missile israeliano lanciato dal sistema di difesa Iron Dome che tenta di intercettare un razzo esploso dalla Striscia sulla città israeliana di Netivol. O quelle degli enormi nuvoloni grigio-neri-blu che si alzano dalle macerie dopo i bombardamenti.
Ma nessuna sfugge alla cappa di dolore, di ansia, di angoscia che domina il nostro tempo. Il tentativo di realizzare un libro che rifletta i mesi alle nostre spalle, senza limitarsi a una testimonianza inevitabilmente ripetitiva di atti di guerra, si scontra con argomenti crudeli. Nel 2023 sembrano essersi moltiplicati i delitti che hanno avuto donne come vittime. “Femminicidio” è l’ orrenda parola sotto cui si è cercato di inglobare una strage di genere, in cui i singoli drammi sono accomunati solo dalla ferocia degli assassini.
Poi ci sono state le tragedie localizzate, più o meno vaste, disseminate per il mondo. In Italia, più di ogni altra regione, è stata colpita l’Emilia-Romagna finita sott’acqua: le immagini scelte simboleggiano la perdita del proprio passato, delle proprie cose a partire dalla casa, il dolore degli addii, da un genitore, da un figlio, anche da un animale compagno di vita. Ma lì, in qualche modo, la scena si è ribaltata. Dopo il primo terribile impatto, ha prevalso la voglia di vivere.
Così appaiono una partecipata manifestazione popolare i funerali a Milano di Silvio Berlusconi, uno degli uomini che in diversi modi ha più inciso sugli ultimi decenni di storia italiana, dove solennità e retorica si sono via via tramutate in intensa solidarietà e in affetto. E certo solenne è stata la sacra rappresentazione dell’incoronazione di Carlo e di Camilla: grandiosa, retorica, eccessiva, medievale ma fastosa, impressionante e coinvolgente per uomini e donne che cercano di sfuggire ai fantasmi della cronaca per rifugiarsi nella fiaba.
Troppe cose, forse, per un libro solo, accomunate da una scelta basata su criteri giornalistici. Quelli che conosciamo meglio e che si fondano sul principio di realtà. Noi continuiamo a crederci, anche se siamo circondati dagli scontri per far prevalere a ogni costo le proprie posizioni con totale indifferenza per quanto è accaduto e accade.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA