"La politica si sta aprendo alle donne ma è ancora appannaggio degli uomini". "Il vero ostacolo è la cooptazione". "Il cantiere della parità non è ancora chiuso". "Siamo poche" e "c'è una cultura paternalista anche nelle Aule parlamentari". Alla vigilia dell'8 marzo sei politiche di diversi schieramenti dicono la loro sul gender gap in politica.
Quasi tutte, seppur con sfumature e contenuti molto diversi, rimarcano i grandi passi in avanti fatti con una donna arrivata al vertice del governo ed un'altra a capo del primo partito di opposizione, ma - sostengono - una piena eguaglianza nei partiti e nei Palazzi è ancora da conquistare. Elisabetta Lancellotta di FdI ricorda che di recente sono state "tante" le "prime volte delle donne al potere", un esempio su tutti "Giorgia Meloni primo presidente del consiglio. Traguardi che - rimarca - vanno insieme ad un evoluzione normativa in tema di gender gap e pari opportunità. Ma nonostante tutti questi notevoli passi in avanti, il cantiere della parità non è ancora concluso".
Per la dem Cecilia D'Elia "le donne fanno fatica in politica, soprattutto nei partiti. E' una grande vittoria avere una segretaria donna ma la cultura paternalista, che c'è anche nelle Aule parlamentari, è ancora da sradicare" e la ricetta è "fare squadra. Non basta una che rompe il soffitto di cristallo".
"La parità di genere non si raggiunge parlando di quote o di numeri, ma di battaglie vinte - afferma la leghista Laura Ravetto -. Come la battaglia vinta dalla maestra di Pordenone sul niqab". Anche in politica "ci sono delle battaglie che abbiamo vinto. Penso alla prima presidente del consiglio donna. E' chiaro che dobbiamo ancora lottare per la parità, ma sono stati fatti grandi passi avanti e, per questo, serve puntare sulla meritocrazia. Meno cooptazione ci sarà, più le donne necessariamente arriveranno".
Secondo Alessandra Maiorino del M5s "ad oggi ancora non c'è una piena parità di genere in Parlamento. Il vero ostacolo è nella tendenza radicata di cooptazione degli uomini verso altri uomini". "Il protagonismo femminile in politica è ormai forte e significativo - le fa eco Luana Zanella, di Avs - Penso a Meloni, a Schlein, a Todde. Ma esiste una tradizione di omosessualità politica maschile nelle istituzioni che è dura da scalfire, alla fine è ancora più facile che si mettano d'accordo tra loro".
L'azzurra Catia Polidori rimarca i "passi da gigante" fatti in materia di gender equality. Ma, aggiunge, "spesso, le donne vengono messe in posizioni tali da non essere elette. E' una politica ancora ad appannaggio degli uomini che si sta aprendo piano piano alle donne".
"No - risponde netta Elena Bonetti (Azione) - non abbiamo raggiunto una piena parità di genere e la prova è che il numero delle donne elette in Parlamento, un 30% del totale, è minore rispetto alla scorsa legislatura. E' positivo che siano emerse figure di leader come Meloni e Schlein, ma ancora non abbiamo mai avuto un ministro dell'Economia donna". "Direi assolutamente di no, visti i numeri in Parlamento - concorda Raffaella Paita di Italia viva -. Sono stati fatti passi in avanti, ma il traguardo è ancora molto lontano".
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