La follia che c'è in ognuno di noi viene raccontata da Paolo Virzì con la pazzia conclamata di due donne che più diverse non potrebbero essere: Beatrice Morandini Valdirana (Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella Moretti (Micaela Ramazzotti). Ma il film di Virzì, che passa oggi alla Quinzaine, racconta anche, mantenendo un equilibrio difficile tra commedia e melodramma, le complicate regole della convivenza e l'incapacità di adattarsi di chi, rispetto ai cosiddetti 'normali', ha forse una sensibilità in più da gestire.
Protagoniste assolute le due donne che si incontrano a Villa Biondi, "comunità terapeutica ad alta intensità di cura", dove entrambe sono sottoposte a misure di sicurezza. Beatrice è una logorroica dai modi aristocratici ("sono troppo democratica", dice a un certo punto) alla quale viene naturale comandare tutti. Una signora che è stata sposata con un avvocato del presidente (Berlusconi, ndr.), una che sul cellulare ha il 'vero' telefonino di George Clooney e che è razzista quanto basta. Di tutta altra pasta Donatella, psicotica chiusa in se stessa tra anoressia e tatuaggi. La sua è una storia di periferia: cubista in un locale di serie b, dopo una storia con il padrone del locale ha avuto un figlio che le è stato tolto per la sua scarsa affidabilità.
Tra queste due donne il normale conflitto di caratteri e di classe sociale, ma anche quella solidarietà al femminile che ha come volano una fuga alla 'Thelma e Louise' fuori dalla struttura, che cementerà il loro lato umano. Insomma per loro una fuga che è anche un viaggio nel passato, nel mondo da cui vengono che mostra tutta quella inautenticità che giustificherebbe ogni tipo di follia. Scorrono sullo schermo l'ex marito di Beatrice, che ancora sbava per lei, ma anche l'ex amante sfruttatore della Morandini Valdirana, ovvero Renato Corsi (Bobo Rondelli) e l'aristocratica madre (Marisa Borini).
Donatella Moretti si confronta invece nella fuga con il passato rappresentato da un padre buono e fallito (Marco Ferreri), con il coatto con cui ha avuto il bambino e con una madre assente e troppo concreta che fa la badante a un vecchio generale in punto di morte. Sceneggiato dallo stesso Virzì insieme a Francesca Archibugi, 'La pazza gioia' si muove tra comicità, sorriso e melodramma, sfruttando naturalmente sia l'esuberanza caratteriale di Valeria Bruni Tedeschi sia la timida semplicità popolare di Micaela Ramazzotti (entrambe straordinarie). Sceneggiatura perfetta, nel ritmo forse troppo barocco del regista toscano, e con in sottofondo la struggente 'Senza fine' di Gino Paoli. Frase cult del film e anche mission della fuga delle due 'pazzerelle': "Stiamo cercando un po' di felicità".
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