Scene lesbo, un po' di violenza e una storia tra Rashomon e il Marchese de Sade, ma anche "un thriller, una storia di truffatori e un dramma punteggiato di colpi di scena sorprendenti e soprattutto una storia d'amore": parola del coreano Park Chan-wook, regista di 'Mademoiselle', in concorso oggi alla 69/a edizione del festival di Cannes e lungamente applaudito a fine proiezione nonostante la durata 'monstre' di 145 minuti.
Siamo in Corea nel 1930, durante la colonizzazione giapponese. Una giovane donna, Sooke (Kim Tae-Ri) è ingaggiata come serva di una ricca giapponese, Hideko (Kim Min-Hee), che vive in un splendido isolamento, essendo reclusa in un immenso maniero sotto lo sguardo tirannico dello zio Kouzuki (Jo Jin-woong) che ha un maestoso enfer pieno zeppo di preziosi libri pornografici. Ma la giovane e bella serva ha un segreto: sta per aiutare un furfante di mezza tacca (Ha Jung-Woo) pronto a spacciarsi per un conte giapponese per concupire la sua giovane e bella padrona. Fin qui la storia.
Ma è solo l'inizio di una complicata trama derivata dal romanzo 'Fingersmith' della scrittrice inglese Sarah Waters, ma trasposta dal 1862 nella Corea degli anni Trenta. Tutto infatti cambia di minuto in minuto e le alleanze stabilite all'inizio vengono ribaltate. E' vero, il cattivo zio sembra davvero un personaggio sadiano che fa leggere alla nipote racconti erotici davanti a una platea di libertini (come accade ne Le 120 giornate di Sodoma di Sade). E' che il bel conte sembra sicuro di sé e della sua alleanza con Sooke, ma alla fine, proprio come in Rashomon di Kurosawa, la realtà cambia e tutti i personaggi della scacchiera diventano, di volta in volta, buoni e cattivi. Subiscono trasformazioni impressionanti.
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