Si festeggia a Cannes. Il Grand Prix a Le Meraviglie corona una stagione di successi italiani internazionali partita dalla Mostra del cinema di Venezia con il Leone d'oro a Gianfranco Rosi per Sacro GRA e culminata con l'Oscar al miglior film straniero alla Grande bellezza di Paolo Sorrentino. ''Man mano che si andava avanti con il palmares e si prospettava un premio sempre più importante per Alice Rohrwacher, l'emozione aumentava'', dice felice all'ANSA Monica Bellucci, la fata tv di quel film, quando volge al termine la cena di chiusura al Salon des Ambassadors che ha visto tutti i premiati mescolarsi tra loro per i saluti finali. Accanto a lei Alice, ''sono frastornata, domani mi sveglio e capirò se e' un sogno''.
La sorella Alba la accarezza, cerca di riportarla 'sulla terra'. Per stringere la mano ad Alice Rohrwacher, 33 anni da Fiesole, un solo film alle spalle - Corpo celeste e già aveva lasciato un segno - e un luminoso futuro è una processione di persone. Si congratulano in tanti, con lei e il produttore Carlo Cresto-Dina, e quando qualcuno le sussurra che ha sfiorato la Palma d'oro fosse stato per la presidente di giuria Jane Campion, lei si ritrae, ''sarebbe stato troppo''. Poco più in là festeggia rumorosamente il clan Dolan: l'enfant prodige canadese Xavier Dolan, che con Mommy ha vinto il premio della giuria ex aequo con il padre della Nouvelle Vague Jean Luc Godard, è accolto con urli e battimani dai suoi bravissimi attori. Jane Campion corre ad abbracciarli e complimentarsi ancora: il suo cuore era diviso a metà tra lui e la Rohrwacher. Il cinema italiano va a gonfie vele a dispetto di chi da anni lo dà moribondo. L'ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco, che ha coprodotto Le Meraviglie, è soddisfatto. Segue la Rohrwacher dal primo film e il Grand Prix è la testimonianza ''del lavoro che facciamo ogni giorno per promuovere i nuovi talenti, dare ai progetti che valgono il sostegno spesso fondamentale per arrivare a fare un film e come si è visto anche ad ottenere riconoscimenti internazionali'', dice nel mezzo di un capannello tutto italiano che quasi scorta la regista.
''Il cinema italiano in questo momento e' il più interessante d'Europa, come dimostra questo ulteriore riconoscimento'', dice all'ANSA il presidente dell'Anica Riccardo Tozzi. Legge i dati del Marché del festival di Cannes, una fotografia dell'industria cinematografica europea che, a sorpresa per i più pessimisti, assegnano all'Italia un ruolo di assoluto rispetto. ''Nei primi 20 incassi, l'Italia nel mercato domestic è il paese che ha maggior quota di film nazionali, ben 7 - dice - e se in Francia e Germania i titoli sono commedie popolari, noi abbiamo anche Tornatore e Sorrentino, unici dunque ad avere anche film d'autore che riescono ad andare incontro al pubblico. Siamo poi i più presenti nei festival internazionali e vinciamo costantemente. Quando leggo, come accade anche oggi, che il cinema italiano è morto mi chiedo francamente cosa altro deve fare per farsi apprezzare dalla stampa''.
Il report 2013 del Marché mette Tozzi di buon umore: ''La Rohrwacher è una giovane regista, e' al secondo film e io la ammiro davvero tanto, ha fatto un film davvero bello. Ma non è un caso isolato: l'Italia è il paese con più opere prime e seconde''. Allora dov'è l'intoppo? Tozzi non ha dubbi ed è convinto che i due punti critici del cinema italiano siano anche alla giusta attenzione del governo. ''Siamo il paese europeo con meno schermi, 2800, in Francia per dire sono 5900. E' più difficile fare uscire un film, trovare spazio e questo danneggia le piccole opere ma anche gli altri, tutti indistintamente. E poi i prezzi per i diritti d'antenna, sono bassi: cediamo i diritti alla metà degli altri paesi europei e questo dà meno valore al prodotto''. Qualcosa a livello governativo si muove: ''L'aumento giovedì del tax credit'' è un bel segnale positivo. Dove ancora bisogna lavorare molto, rispetto a quanto accade altrove, è a livello culturale, ''la nostra stagionalità cinematografica va da ottobre a marzo-aprile ed è veramente un peccato. Tra l'altro costringe ad affollare le uscite dei film che insieme al numero esiguo di sale crea un danno a tutto il sistema''.
I 100 autori, nel festeggiare il Grand Prix alla Rohrwacher, insistono sulle potenzialità del cinema italiano di qualità che ''può vantare ormai una schiera di autori amati e riconosciuti anche oltre i confini nazionali, un vero e proprio movimento, che si è sviluppato negli ultimi anni, a dispetto dell'attuale critico assetto delle sale nazionali e dello scarso coraggio della distribuzione che continua a voler privilegiare solo il cinema 'leggero'''. Insomma ora sul cinema italiano bisogna cominciare a crederci davvero.
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