Aveva promesso di riportare il Labour a Downing Street e invece lo ha affossato.
Ed Miliband, stando agli exit poll nelle elezioni politiche britanniche che danno il suo partito crollato a 239 seggi rispetto ai 256 precedenti, è il leader che peggio ha fatto alle urne negli ultimi tempi, peggio anche dell'ex premier Gordon Brown, che aveva riportato il partito all'opposizione dopo la decade al governo di Tony Blair. E anche se solo domattina si conoscerà l'esito definitivo degli scrutini per Miliband si parla già di dimissioni. Non è un caso che a prospettarle sia stato, primo in assoluto, Lord Mandelson, considerato come l''eminenza grigia' del partito e uno degli architetti del New Labour insieme a Blair.
Lui e altri 'blairiani' hanno sempre duramente criticato Miliband e il suo allontanamento dalle politiche di Blair per sbilanciare il partito a sinistra con ricette e un atteggiamento anti-conservatore tipico degli anni Settanta. ''Se i risultati degli exit poll sono confermati è molto difficile che Ed Miliband resti leader'', ha dichiarato Mandelson ad Itv. Alla sua voce se ne uniranno altre nelle prossime ore, che di sicuro ricorderanno le gaffe e i passi falsi nella campagna elettorale che si sta rivelando catastrofica per il giovane leader Labour. E soprattutto c'è chi rilancerà l'attacco che più fa male a Miliband, quello di essere il 'fratello sbagliato' emerso dalla sfida 'fratricida' del 2010, quando Ed sconfisse David per pochi voti nelle elezioni della leadership di partito.
Il secondo aveva molta più esperienza, e per molti anche carisma, del primo: da 'delfino' di Blair aveva occupato importanti incarichi ministeriali, come quello di ministro degli Esteri. David dopo la sconfitta si era ritirato dalla vita politica, si era trasferito a New York per occuparsi della presidenza dell'International Rescue Committee. Visti i risultati, le controverse trovate elettorali di Miliband si sono rivelate monumentali gaffe. Come l'aver presentato una lastra di pietra con incisi i punti principali, peraltro molto generici, del suo partito, con la promessa di piazzarla nel giardino di Downing Street in caso di vittoria elettorale. O quella di farsi intervistare dal controverso comico Russell Brand, che da tempo professava la dottrina dell'antipolitica e del disimpegno e poi, folgorato dall'incontro con Miliband, ha deciso di sostenere il Labour.