Passa la minimum tax per i big dell'economia mondiale e c'è unità sull'obiettivo di vaccinare il 70 per cento del mondo entro il 2022. Ma il nodo più difficile da sciogliere per i leader del G20 riuniti a Roma da Mario Draghi resta ancora irrisolto.
Le trattative sulla lotta al riscaldamento climatico sono tutte in salita, tanto che in base alle prime bozze circolate dal documento finale sarebbe stata addirittura cancellata la deadline del 2050 per un mondo a emissioni zero.
La prima giornata di lavori alla Nuvola di Fuksas incassa comunque un importante risultato, salutato con entusiasmo dal suo più grande sostenitore, il presidente Usa. "Qui al G20 i leader che rappresentano l'80% del Pil mondiale - alleati e concorrenti - hanno dato il loro chiaro sostegno ad una forte global minimum tax", ha commentato Biden, assicurando che non si tratta "solo di un accordo fiscale, è la diplomazia che trasforma la nostra economia globale e si mette al servizio dei cittadini". Quel che è certo è che dalla tassa di un minimo del 15% alle più grandi e redditizie multinazionali al mondo arriveranno, solo per gli Usa, 60 miliardi di dollari di introiti l'anno. Mentre ai Paesi del mondo intero, secondo i dati Ocse, verranno riattribuiti, grazie all'accordo, 125 miliardi di dollari. "Stiamo costruendo un nuovo modello economico e il mondo ne beneficerà", ha detto il padrone di casa Mario Draghi. Che aprendo il summit, come sempre, ha collegato la ripresa ai vaccini, che "hanno permesso di far ripartire l'economia".
LA FOTO DI FAMIGLIA
I leader hanno mostrato unità sull'obiettivo, che vede l'Ue come capofila, di immunizzare il 70% del mondo entro il 2022. Superando quella che Draghi ha definito una differenza "moralmente inaccettabile": oltre il 70% della popolazione ha ricevuto almeno una dose, percentuale che crolla al 3% nei Paesi più poveri. E in tema di immunizzazione sono arrivati anche gli appelli, da remoto, del presidente russo Vladimir Putin e di quello cinese Xi Jinping, che hanno chiesto parità di trattamento dei diversi vaccini contro il Covid-19 con il riconoscimento reciproco del green pass. Fin qui i risultati. Ma il capitolo più corposo del G20 di Roma è ancora al centro di un lunghissimo negoziato.
Le bozze circolate nella prima giornata di vertice, pur confermando l'intenzione di limitare il global warming a 1,5 gradi, glissavano sugli step necessari per arrivarci, senza indicare impegni stringenti. Via anche gli obiettivi comuni, racchiusi in un più generico "azioni significative ed efficaci" dei Paesi. E via la deadline del 2050 sostituita da un più vago "entro la metà del secolo" che, naturalmente, farebbe assestare Cina e India, tra i maggiori inquinatori del mondo, sulla data del 2060. Del resto Xi nel suo intervento non ha arretrato di un centimetro, tornando a sostenere il principio "delle responsabilità comuni ma differenziate" ed esortando i Paesi sviluppati a dare l'esempio nella riduzione delle emissioni, accogliendo "pienamente le particolari difficoltà e preoccupazioni dei Paesi in via di sviluppo".
LA FOTODIRETTA
Le difficoltà nel negoziato sono state confermate anche da fonti europee, convinte però che non si andrà verso un fallimento del vertice. E pure Palazzo Chigi ha assicurato che "le bozze finora trapelate sono versioni preliminari: gli sherpa sono al lavoro e continueranno per tutta la notte la loro sessione". L'obiettivo è scongiurare un fallimento delle trattative che porterebbe, a cascata, allo svuotamento anche della Cop26 che seguirà il G20, alla quale tra l'altro Xi non parteciperà neppure da remoto.
Dall'Italia dovrebbe arrivare un segnale positivo almeno sul fronte delle risorse, con l'annuncio di un fondo ad hoc sul clima più cospicuo. Intanto la diplomazia è tornata nel vivo alla Nuvola, con il primo grande summit internazionale in presenza dopo le restrizioni anticovid che ha permesso la ripresa dei bilaterali. E la possibilità di riappianare una serie di questioni rimaste irrisolte da remoto. A partire dall'incontro tra Draghi e il presidente turco Erdogan, il primo dopo il disgelo tra i due. Seguito da quello del Sultano con la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, dopo il sofagate. A conclusione dei lavori del primo giorno, tanti gli scatti che hanno immortalato le strette di mano tra i leader, così come le first lady (e i first gentlemen) che ammiravano le bellezze di Roma. Uno però quello che per molti resterà nella storia: la foto di famiglia dei leader affiancati da medici, infermieri e operatori sanitari che hanno combattuto il covid. E che per questo hanno ricevuto un lungo applauso dai grandi della terra.
L'ARRIVO DEI LEADER ALLA NUVOLA