Quattro giorni per decidere le sorti dell'Europa. Quattro giorni dopo i quali il Parlamento Ue e i vertici comunitari potrebbero essere rivoluzionati. Tra il 6 e il 9 giugno circa 400 milioni di europei sono chiamati alle urne per quella che si profila come la più importante tornata elettorale della storia dell'Ue. Il Vecchio continente, infatti, si avvia a cambiare i 720 membri del Pe in un contesto globale avverso e segnato dai conflitti. Al suo interno, invece, l'Europa deve fare i conti con le interferenze di Mosca e con l'ascesa dei movimenti sovranisti, nazionalisti, estremisti. Forze che, è l'allarme di Bruxelles, vogliono la distruzione stessa dell'Unione.
Da mesi l'estrema destra è data in costante crescita. La sfida con i partiti europeisti non è mai stata così accesa e ha portato, già nei mesi scorsi, il Partito popolare europeo a instaurare un dialogo con le destre meno legate a posizioni anti-Ue e comunque ferme nel supporto all'Ucraina. Le ultime proiezioni sulla composizione dell'Eurocamera mostrano che la maggioranza che nel 2019 sostenne Ursula von der Leyen - Ppe, S&d e Renew - è destinata a reggere ma con un margine nettamente più sottile. Di certo, il gruppo Identità e Democrazia, spinto dal probabile boom di voti dei lepenisti in Francia e dei tedeschi di Afd, aumenterà nettamente i suoi seggi. E lo stesso accadrà per i Conservatori e Riformisti (Ecr), grazie al prevedibile exploit di FdI in Italia. Chi potrebbe uscire ridimensionato dalle urne sono i Verdi, i liberali di Renew e i Socialisti. Mentre l'estrema sinistra di The Left potrebbe confermare il suo peso.
La sfida tra europeisti e sovranisti si lega a doppio filo alle sorti di von der Leyen. La presidente della Commissione è la Spitzenkandidat del Ppe e ha cominciato una campagna elettorale itinerante per rafforzare la sua posizione, che al momento appare piuttosto fragile. Il Congresso dei popolari che avrebbe dovuto incoronarla l'ha sì eletta, ma con pesanti defezioni. Tra i socialisti e i liberali la numero uno dell'esecutivo Ue negli ultimi mesi ha seminato malumori, in particolare per le scelte messe in campo sul Green Deal e sul dossier migranti, che hanno visto spesso von der Leyen e una parte delle destre sulla stessa linea. Anzi, nel mirino di S&d ma anche di Renew è finito proprio il rapporto tra la presidente della Commissione e Giorgia Meloni. "Non saremo mai in maggioranza con Ecr", è la promessa che i socialisti hanno fatto ai propri elettori. Da parte sua, il Ppe di Manfred Weber ha tutt'altro che escluso il dialogo con le destre a patto che siano "filo-Ue, filo-Ucraina e a sostegno dello Stato di diritto".
L'incertezza, al momento, regna sovrana. Anche sul timing dell'elezione dei vertici Ue. I leader dei 27, che propongono il presidente della Commissione all'Eurocamera, sono chiamati a decidere nel mese di giugno. La plenaria del Pe di luglio sarà la prima con i nuovi eurodeputati e in quell'occasione si eleggerà il nuovo presidente dell'Eurocamera, ruolo per il quale è in vantaggio l'uscente Roberta Metsola. Ma non è ancora chiaro se la presidenza della Commissione verrà votata nella stessa sessione o, come al momento appare più probabile, nel mese di settembre. Nel frattempo circolano da tempo le ipotesi alternative a von der Leyen: dal primo ministro croato Andrej Plenkovic al suo omologo greco Kyriakos Mitsotakis fino a Mario Draghi. L'ex premier italiano, incaricato di redigere il report per il rilancio della competitività dell'Ue, a Bruxelles, viene evocato come la soluzione più adeguata in caso di stallo politico, e come profilo adatto per rilanciare un'Europa stretta economicamente tra Usa e Cina e alle prese con la guerra in Ucraina. A ciò va aggiunto che Emmanuel Macron ha già puntualizzato di prediligere un presidente della Commissione super-partes e non candidato di un partito. Nel 2019 fu lo stesso Macron ad affossare il candidato del Ppe, Weber. Il nome di Draghi, tuttavia, circola anche per il ruolo oggi ricoperto da Charles Michel, quello di presidente del Consiglio europeo.
Di certo, prima del voto nessuno dei leader europei scoprirà le carte. L'appuntamento è al 17 giugno, quando a cena a Bruxelles i capi di Stato e di governo per la prima volta parleranno ufficialmente dei top job della nuova Europa.
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