Angela Merkel resta in testa in Germania ma non tira aria da trionfo nell'Unione, che rispetto alle federali perde a causa della disfatta in Baviera. I socialdemocratici, invece, esultano per i sette punti riconquistati dopo il disastro di 9 anni fa, e incoronano Martin Schulz, dedicandogli il recupero più straordinario della loro storia. Veri vincitori della tornata elettorale delle europee 2014 sono però gli antieuro di Alternative fuer Deutschland: non si è verificata l'esplosione che si temeva, fa notare qualcuno, ma con quasi il 7% gli economisti di Bernd Lucke ritengono di essere il nuovo partito popolare tedesco, "sbocciato" a Bruxelles. La partita era già chiara ai primi exit poll. Le ultime proiezioni in serata hanno confermato infatti che la Cdu ha ottenuto tra il 35,5 e il 35,7% (nel 2009 presero il 37,9) e si tratta comunque del peggior risultato dal 1979 in Europa. L'Spd ha ottenuto un 27,2% (20,8% cinque anni fa), i Verdi il 10,7 (12,1), la Linke 7,5 e Afd fra il 6,8 e il 7. Immediatamente si sono profilati due sconfitti, i populisti di Horst Seehofer, con la Csu che ha perso ben 8 punti in Baviera, e i liberali del giovane Christian Lindner che, precipitando al 3%, non sono riusciti a invertire la tendenza negativa per il partito, che li aveva buttati fuori dal Bundestag a settembre. Con le nuove regole – la corte costituzionale ha recentemente abolito la soglia al 3 – entrano anche sei piccoli partiti, con un seggio ai nazionalisti di estrema destra dell'NPD, uno per i Pirati e per i Freie Waehler.
"Oggi abbiamo vissuto il più grande incremento nella storia dell'Spd in Germania. Il risultato ha un nome e si chiama Martin Schulz", ha detto il vicecancelliere Sigmar Gabriel, portando in trionfo il candidato alla presidenza della Commissione europea. Una candidatura su cui i socialdemocratici, in polemica con Angela Merkel, hanno puntato subito i piedi: "Ho il vento in poppa per la presidenza", ha affermato Schulz. "È possibile che stasera saremo in vantaggio e in questo caso rivendicherò la presidenza della commissione europea, che si decide a Strasburgo e a Bruxelles".
Nel merito si è pronunciato anche il candidato tedesco dei cristiano-democratici, che ha rivendicato nel risultato ottenuto "un tassello importante per fare dei popolari europei la forza maggiore nell'Europarlamento, e portare alla presidenza Jean-Claude Juncker". Lo strappo sulla Commissione è avvenuto quando Merkel ha fatto capire che intendesse bypassare le candidature portando a un nome che fosse esito di un accordo fra governi. Una posizione che ha indignato gli oppositori in Germania, come a Bruxelles. "Viene confermata la linea tedesca in Europa", ha detto ancora MacAllister a proposito del risultato di oggi, che avrebbe comunque visto un successo contenuto degli antieuro. "Siamo un nuovo partito popolare, cui i tedeschi danno fiducia", ha detto invece Lucke, ribadendo di non volersi alleare con i radicali di destra né di sinistra. Il leader di Afd esclude per ora anche ogni alleanza con Beppe Grillo, un "burlone" che poco ha a che fare col piglio severo degli economisti che invitano il sud dell'Ue a lasciare la valuta unica. Il vento degli eurocritici è però effettivamente una brezza, in Germania, se si fa il confronto con il trionfo di Marine Le Pen in Francia e lo slancio del FPOE di Stacher in Austria, riuscito a superare il 20% (gli euroscettici saranno comunque meno di prima, grazie alla scomparsa di altri partiti che cinque anni fa si affermarono con tesi antieuropeiste). Alla cancelliera non sarà però troppo piaciuto il recupero – seppure limitato – dei socialdemocratici, con i quali governa da settembre. Fino ad ora li aveva lasciati fare – anche troppo secondo molti conservatori – cedendo su salario minimo e riforma delle pensioni. Il voto di oggi potrebbe smorzare lo spirito di collaborazione nella grande coalizione tedesca, inducendo la cancelliera a cambiare registro.
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