"Avevo proposto - ha spiegato Alfano in Consiglio dei ministri - l'estensione del voto sia al lunedì di questo turno amministrativo che a quello della consultazione referendaria, e ovviamente per tutte le elezioni a seguire, per andare incontro a una istanza che mi veniva rappresentata da più parti e cioè di ampliare la partecipazione al voto e ridurre i rischi di astensione dalle urne". "Esigenza che, tra l'altro - ha sottolineato - mi era stata rappresentata in prima battuta proprio da quei partiti di opposizione che, in questi giorni, ne hanno poi approfittato per attaccare il Governo su presunte paure presenti e future. Di fronte a tante polemiche pretestuose e strumentali - sia riguardo i costi sia riguardo a chissà quali strategie occulte che sarebbero state alla base di questa mia iniziativa - valuto opportuno lasciare le cose così come stanno".
La spesa in più per votare anche di lunedì "non sarebbe stata di centoventi milioni di euro, ma l'incremento sarebbe stato di circa cinque milioni di euro per le amministrative e di circa diciotto per il referendum", ha precisato il ministro. Anche al referendum si voterà soltanto di domenica e non in due giorni come aveva proposto in un primo tempo il ministro. Lo ha detto lo stesso Alfano in Consiglio dei ministri, motivando il ritiro della sua proposta con le polemiche "pretestuose e strumentali" che sono state sollevate.
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