Scintille, affondi, contrasti e battibecchi. Il primo confronto televisivo tra Roberto Giachetti (Pd), Giorgia Meloni (FdI) e Alfio Marchini (supportato da FI) assume, a tratti, i connotati di un match sul ring. Gli aspiranti sindaco di Roma si sono affrontati negli studi di Domenica Live domenica su Canale 5 senza farsi sconti. Ma i primi attacchi sono tutti per la pentastellata Virginia Raggi.
Quando la 'padrona di casa', Barbara D'Urso, sottolinea che "la candidata del M5S non ha accettato il nostro invito e la sua poltrona è vuota", partono le critiche degli sfidanti. "Noi dobbiamo rispetto ai romani, non si può scappare sempre", il commento di Giachetti. "Le avevamo anche detto che se veniva poteva tenere l'auricolare per farsi suggerire le risposte dalla Casaleggio...", rincara la dose - ironizzando - Meloni. Il candidato del centrosinistra ribadisce il suo piano di decentramento per dare "soldi e personale ai municipi. Le ex circoscrizioni romane sono grandi città, hanno bisogno di sindaci con poteri", spiega. "Ma in 20 anni non avete fatto nulla...è un piano mai attuato. Chi ha governato in questi anni"?", lo attacca Marchini. "Anche Alemanno che ti porti appresso", la replica di Giachetti. Frizioni anche tra Meloni e Giachetti in tema di rifiuti. Quest'ultimo interviene mentre Meloni spiega la sua ricetta per Roma e lei ribatte: "Tu devi spiegare il programma tuo, non il mio, avete governato 50 anni, dai...".
"Sei la superwoman....- le parole di Giachetti - Io le spiego le mie cose. Serve la riorganizzazione dell'Ama". Nuovo round tra Meloni e Marchini: "Mi sono candidata perché penso di saper fare meglio di te il sindaco", afferma la leader FdI. "Ma oggi serve qualcuno che ha più capacità gestionali che politiche. Tu sei una politica, serve qualcosa di diverso", ribatte lui. "I romani sanno chi sono e io non nascondo la macchina", tuona la sfidante, alludendo alla Ferrari. "La mia macchina? Io l'ho pagata con i miei soldi, ma andate a lavorare!", sbotta l'imprenditore. Scintille anche sulla gestione degli immobili pubblici, quando Alfio Marchini tira in ballo le morosità del Pd e di FdI per le sedi delle sezioni ospitate da immobili comunali. Intanto, lontano dal confronto a tre, Virginia Raggi fa sapere: "Come unico confronto prima del voto ho scelto quello di Sky, sui temi, con regole chiare. Perché è di temi che bisogna parlare. Ci vediamo il 31 maggio, cari trasformisti dell'ultima ora", scrive su Fb rivolta ai competitors. A far luce sull'organizzazione interna della giunta, in caso di vittoria del M5S, è il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio che annuncia l'introduzione dell'"assessorato a tempo", quale garanzia di trasparenza, efficienza.
Tempo record, il Pd parte all'attacco: "l'ultima assurdità". "Le scelte della Raggi le vaglia lo staff, le controlla il direttorio, le annuncia Di Maio. Hanno una gran fiducia in lei, non c'è che dire...", la freddura del commissario romano Matteo Orfini. A una settimana esatta dal voto, fa risentire la sua voce l'ex sindaco di Roma Ignazio Marino, che non dice chiaramente chi voterà ma manda un messaggio sia al Pd, 'reo' di averlo fatto cadere prima del tempo "con il metodo-notaio", sia al M5S dopo l'ultimo caso Pizzarotti. "Non potrò votare per un candidato sindaco che non sia in grado di esibire nei prossimi giorni, prima delle elezioni, una lettera scritta dal segretario nazionale del suo partito o dal leader del suo movimento con la quale essi si impegnino a sostenere il proprio sindaco fino alla scadenza del mandato".
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