"Noi siciliani siamo una multi etnia e questo è una ricchezza. Certo la nostra cultura è anche quella del 'si fa ma non si dice', di chi osserva tutto quello che fai e ti dice quello che devi fare. Mia nonna, ad esempio, mi ripeteva sempre: 'devi imparare a fare il letto, se no non ti sposi'. Era una donna del 1914 che dal 1940, anno della morte del marito, fino al 1997 si è vestita totalmente di nero.
Comunque, al di là di tutto, viva questa storia siciliana che parla finalmente di cose belle e non di mafia". Così oggi alla Festa di Roma Miriam Leone, attrice catanese al sesto mese di gravidanza, parla de I Leoni di Sicilia, serie tv che racconta la storia della famiglia Florio.
Tutto inizia nel 1799 quando Paolo Florio, capostipite della famiglia, dalla nativa Bagnara Calabra approda insieme a fratello e moglie in quella Sicilia in cui di soldi, di 'piccioli', ne farà tanti.
La serie, presentata oggi al Rome Film Fest, e che debutterà il 25 ottobre in esclusiva in Italia su Disney+ con i primi quattro episodi (mentre i restanti quattro saranno disponibili a partire dal 1° novembre) è firmata da Paolo Genovese e ci racconta di questi due fratelli Paolo (Vinicio Marchioni) e Ignazio (Paolo Imbruglia), piccoli commercianti di spezie, fuggiti dalla Calabria colpita dal terremoto. A Palermo iniziano con una bottega malmessa di spezie e da lì danno vita a un'attività florida che poi il giovane figlio di Paolo, Vincenzo (da adulto interpretato da Michele Riondino), con le sue idee rivoluzionarie, trasformerà in un impero. A sconvolgere la vita di quest'ultimo, in un'epoca dove la nascente borghesia e la decadente aristocrazia erano inevitabilmente in lotta, sarà l'arrivo di Giulia (Miriam Leone), una donna intelligente, forte e indipendente.
I Leoni di Sicilia racconta questa storia fino all'Unità d'Italia del 1861 quando i Florio erano tra le famiglie più ricche con una flotta di novantanove navi e un impero che spaziava dalla chimica al vino, dal turismo all'industria del tonno.
Nel grande cast di questa serie che approderà in cento paesi ed è tratta dal romanzo omonimo di Stefania Auci, anche Donatella Finocchiaro, Eduardo Scarpetta, Ester Pantano e Adele Cammarata. "Ho regalato questo libro a mia madre e mia zia perché parla di noi - dice ancora Miriam Leone -. Il mio personaggio di Giulia ha combattuto per noi donne. Sono innamorata di Lei, della sua libertà, perché si rende conto che non fa la vita che vorrebbe. A un certo punto dice: perché mio fratello può fare certe cose e io no? Insomma Giulia: grazie di averci liberate".
Dice invece Genovese di questa mega-produzione in cui sono stati ricostruiti tre quartieri di Palermo in tutti i particolari: "Non conoscevo questa storia che mi ha colpito molto. Ci sono dentro tanti contrasti su diversi livelli: i moti rivoluzionari, l'arrivo di Garibaldi, la borghesia che cresce e poi c'è la rivoluzione personale di Vincenzo e Giulia". "È vero - conclude il regista - ci sono molte cose che ricordano il Gattopardo, ma lì c'era immobilismo, qui trasformazione".
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