Chi butteresti giù dalla torre, dovendo per forza scegliere, mamma o papà? E' la domanda alla quale sia i protagonisti che il pubblico sono chiamati a dare una risposta nel dramma familiare opera prima di Francesco Frangipane Dall'alto di una fredda torre, tratto dal testo teatrale di Filippo Gili (qui cosceneggiatore). Debutta alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public per arrivare prossimamente in sala con Lucky Red (anche produttrice, in collaborazione con Rai Cinema e Sky Cinema). Al centro della trama del film (al quale è stato assegnato dall'associazione Amici di Luciano Sovena il premio miglior opera prima italiana alla Festa del Cinema) c'è il 'cataclisma' che sconvolge la vita tranquilla di una famiglia, quando a Elena (Scalera, che aveva già interpretato il testo a teatro sempre diretta da Frangipane) e Antonio (Pesce) gemelli eterozigoti, viene comunicato da due medici (Elena Radonicich e Massimiliano Benvenuto) che i loro genitori, Michela (Bonaiuto) e Giovanni (Colangeli) hanno contratto la stessa, rara e spesso mortale malattia genetica.
Solo Elena (Antonio ha un'anomalia nelle cellule staminali) può donare il midollo per venire in aiuto, ma per i tempi della malattia e dell'operazione, potrà essere salvato solo uno dei due genitori (ignari di tutto, anche della gravità della loro patologia): sta i figli decidere quale.
"Chi salverei in quella situazione è una domanda 'oscena', nel senso di fuoriscena, scandalosa, che non mi sono voluta porre - spiega Vanessa Scalera, reduce dal successo della terza stagione di Imma Tataranni e alla Festa già fra gli interpreti di Palazzina Laf -. Quando ho tentato sono fuggita. Elena invece deve farsela e si pone dei dubbi". Edoardo Pesce si è lasciato portare dalla storia, "poi da ex studente del classico ho sempre amato le tragedie, e questa è una tragedia 2.0, ci sono Elettra ed Edipo in un uno". Con Gili "siamo abituati a raccontare delle normali dinamiche famigliari che si rompono per un evento tragico - spiega Frangipane -. Il film pone delle domande, non dà delle risposte, non penso possano essercene di giuste a interrogativi del genere. Quello che ho cercato di fare è mettere il pubblico nella stessa condizione di questi due fratelli.Non volevo fare un film a tesi, ma aprire una coscienza comune su interrogativi grandi". Il confronto con i genitori, cresce attraverso gli incontri intorno al classico tavolo di famiglia dove si varia tra i temi da come fare la carbonara a battute poco gradite su figli e rapporti personali. "L'ultimo tavolo è quello dove esploderanno delle cose, perché noi conteniamo il dramma e loro sono ignari di tutto" aggiunge Vanessa Scalera. Il "mio personaggio e quello di Giorgio sono 'dei difensori'" osserva Pesce, mentre "in Anna c'è la fierezza e la regalità del suo ruolo ed è una cosa che ho utilizzato perché creare la tensione - racconta Scalera -. Ci sono delle cose che rivedi di te stesso nel tuo genitore; ti dici che non vorresti mai essere così, poi ti svegli a 45 anni e ti rendi conto che ne sei la fotocopia". Anche se i genitori non sanno nulla "c'è un allarme - precisa Anna Bonaiuto - e questo li spinge farsi tante domande, da cosa sia stata la loro vita e chiedersi se valga la pena di invecchiare. Tra loro c'è una dolcezza e una bella malinconia". I momenti a tavola "segnano le tappe di una disgregazione anche emotiva della famiglia - chiosa Colangeli -. Io a volte intervengo quasi come un preside a rimettere un po' d'ordine. C'è uno scollamento che però è solo nella forma, riflesso di una coesione profonda tra questi personaggi".
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