Aneddoti favolosi per una carriera ineguagliabile con 21 nomination all'Oscar, tre statuette: tutti in piedi, tutti rapiti alla sala Debussy sold out da prima ancora che cominciasse il festival di Cannes. È ancora standing ovation per Meryl Streep dopo quella commovente alla cerimonia di apertura che ha fatto piangere lei, Juliette Binoche che le dava la Palma d'oro onoraria e tutti gli spettatori.
Non è una lezione di cinema, una masterclass, aveva avvertito il direttore del festival Thierry Fremaux, ma un Rendez Vous, un appuntamento, poco prima che entrasse la commedienne, la grande attrice del Cacciatore, di Kramer contro Kramer, di Mamma Mia!, dei Ponti di Madison County e via pescando nel cinema che è nell'immaginario del mondo dagli anni '70. Si parla di carriera e di film iconici, ma anche di attualità.
La domanda sul Metoo e la lotta per la parità di genere è inevitabile. "Don't give up, non arrendiamoci. I tempi - dice Streep - sono un po' cambiati, una strada per l'uguaglianza è tratta e non certo solo nel cinema. Le lavoratrici, dirigenti o operaie, hanno più rispetto, hanno più solidarietà sulla piaga degli abusi e le paghe non sono uguali ancora, ma rispetto ad anni fa ci sono obiettivamente dei passi avanti. Anche nel cinema: Tom Cruise, credo sia lui, ha il salario più alto, ma tante donne ormai sono star e nell'industria le dirigenti donne stanno facendo la differenza, incidono sui progetti da realizzare, come produttrici oltre che registe".
Poi approfondisce: "Il cinema, i film sono una proiezione dei sogni delle persone, prima della nuova era di donne negli studios era difficile per gli uomini immaginare un film al femminile. Non ne faccio una questione solo di soldi, di salario, ma una cosa personale". Un'altra osservazione è sul punto di vista: "Noi donne riusciamo a vedere un film, ad esempio Il Cacciatore, immedesimandoci in un uomo, esempio John Savage, ma il contrario non accade mai, difficile che un uomo si identifichi".
Dichiara la sua stima per Natalie Portman, Reese Whiterspoon, Nicole Kidman, attrici entrate nella produzione: "Sono così ammirata da loro. Anche io ho una società, ho prodotto bambini", ha detto sottolineando di essere madre di quattro figli e nonna di cinque nipoti. Tutta in nero, camicia oversize, pantaloni e scarpe stringate lucide, Streep quasi si esalta a ricordare la prima volta al festival di Cannes dove oggi è tornata "con nove guardie del corpo. Incredibile l'affetto travolgente di questo posto".
Dalla filmografia straordinaria si tirano fuori alcuni titoli, ma il racconto favoloso è su Robert Redford e sulla scena storica dello shampoo ne La mia Africa di Sidney Pollack. "Mi massaggiò i capelli bagnandoli nel fiume in un modo così sensuale che posso definirla una scena di sesso tanto fu intima, emozionante. Non c'era del sesso ovviamente, ma toccò la mia testa in un modo che mi fece innamorare. E pensare che il primo shampoo era stato un disastro, quasi aveva paura di mettere i suoi polpastrelli sulla mia testa", ha ricordato Streep tra gli applausi mentre mimava sulla testa del conduttore del Rendez Vous. Si fa l'ipotesi di un terzo sequel di Mamma Mia!, "il mio film blockbuster e pure in tarda età".
Ricorda ironica il set dei Ponti di Madison County, "adoro Clint Eastwood, riprese in cinque settimane, si girava alle cinque di mattina così poi andava al golf", ma anche Il diavolo veste Prada, Kramer contro Kramer incendiario nell'epoca del divorzio, "nato da un romanzo di vendetta, riuscì a parlare per la prima volta di paternità in un modo non scontato". Difficile scegliere tra i registi, cita Steven Spielberg, "un genio che ha già chiaro tutto il movimento, il complesso dell'opera", ma in generale "un buon regista - dice dall'alto dei suoi quasi 100 film - è quello che ti dà fiducia, che è lì con te e ti rende felice per quello che stai facendo".
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