Se la maggior parte dei film in concorso arriva ogni anno a Cannes con una buona garanzia di circolazione nel mondo, non avviene lo stesso per i titoli delle tre sezioni parallele (Un Certain Regard, Quinzaine des Cinéastes, Semaine de la Critique) che debuttano sulla Croisette spesso mettendo in evidenza i talenti del futuro. Quest'anno si sono confermate le due tendenze che ormai sembrano monopolizzare l'attenzione degli autori: il risvolto politico sotteso a molte storie personali e l'angoscia per il vuoto esistenziale che sembra colpire soprattutto i più giovani.
Se la parità di genere è stata mediamente ricercata (sette autrici a Un Certain Regard), colpisce come sempre il numero di concorrenti alla Caméra d'or per l'opera prima: quest'anno sono 21 i debuttanti, presenti in gran forza a Un Certain Regard anche se solo Agathe Riedinger difende i diritti dei giovani in concorso con 'Diamant Brut'. Tra quelli che si mettono in luce c'è senz'altro l'argentino Federico Luis che ieri sera ha trionfato nello specifico concorso della Semaine de la Critique con 'Simon de la Montana', giudicato dalla giuria guidata da Sylvia Pialat la migliore opera prima della sezione. Ha fatto il pieno di consensi invece il nuovo cinema indiano, grande protagonista con 'Santosh' di Sandhya Suri (un poliziesco di vibrante attualità scelto per Un Certain Regard), la farsa punk e femminista 'Sister Midnight' di Karan Kandhari (Quinzaine des cinéastes), ma anche 'The Shameless', splendido melodramma al femminile girato in India da Konstantin Bojanov, artista giramondo di origine bulgara.
Qualche altro titolo che uscirà certamente da questa vetrina con le caratteristiche del cinema da seguire: il taiwanese 'Locust' del musicista-artista Keff, 'Julie Keeps Quiet' del belga Leonardo van Dijl e 'La pampa' del francese Antoine Chevrollier (Semaine de la critique); il delizioso e commerciale 'Eephus' di Carson Lund, 'Christmas Eve in Miller's Point' di Tyler Taormina, oltre drammatico reportage sugli indios dell'Amazzonia 'The Falling Sky' di Eryk Rocha e Gabriela Carneiro da Cunha (Quinzaine).
Infine, a conferma di una selezione di gran livello, tre titoli da tenere d'occhio a Un Certain Regard oltre al 'I dannati' del nostro Roberto Minervini: 'Black Dog' di Guan Hu (una vera scoperta), il francese 'L'histoire de Suleymane' di Boris Lojkine e il somalo 'The Village Next to Paradise' di Mo Harawe, portabandiera di un cinema africano che ancora fatica e mettersi in luce, ma su cui proprio a Cannes sono stati puntati i riflettori del mercato con un forte rilancio degli investimenti in favore delle diverse cinematografie del continente.
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