Con due soli film mancanti all'appello - The Seed of the Sacred Fig di Mohammad Rasoulof e La plus précieuse des marchandises di Michel Hazanavicius - e l'incognita Francis Ford Coppola, il TotoPalma di questa 77/a edizione del Festival di Cannes potrebbe comprendere: Emilia Perez di Jacques Audiard, The Substance di Coralie Fargeat (il più votato dai critici internazionali), Caught by the Tides di Jia Zhang-Ke, Bird di Andrea Arnold e il nostro Paolo Sorrentino con Parthenope. Intanto partiamo da Coppola e dal suo divisivo Megalopolis. C'è chi l'ha odiato e chi lo ha amato, ma al di là di ogni considerazione estetica sembra impossibile che una giuria possa ignorare il regista di Apocalipse Now che a 85 anni ha accettato la sfida del concorso con un film autofinanziato e comunque modernissimo nel suo essere una sorta di action painting movie. Ovvero un film genialmente sconclusionato con un'idea di futuro e un parallelo niente male tra due imperi in decadenza: quello Romano e quello Usa. Emilia Perez di Audiard, nella rosa dei film candidabili, è invece quello che ha messo d'accordo un po' tutti, critici francesi e internazionali.
La storia di questo boss dei cartelli messicani che vuole diventare donna è un ossimoro geniale come lo è l'attrice transgender Karla Sofía Gascón che lo/a interpreta. Difficile immaginare un Palmares senza questo film. C'è poi appunto The Substance di Coralie Fargeat: a parte il favore che potrebbe raccogliere in una giuria a maggioranza femminile, è un film che, nonostante alcuni barocchismi, racconta una rivisitazione della Fontana dell'eterna giovinezza, il sogno di tornare giovani ad ogni costo. A ringiovanire è poi una coraggiosa Demi Moore che è quasi sempre nuda sullo schermo, mostrando una quasi invisibile decadenza. Caught by the Tides di Jia Zhang-Ke è pura poesia, un viaggio malinconico nella Cina contemporanea capace di medioevo come di robotica.
Circa ventidue anni di realizzazione, i primi elementi del film sono stati girati dal 2001. Bird di Andrea Arnold, regista britannica tre volte Premio della giuria che guarda a Ken Loach, racconta di ultimi, di ragazzini ai margini senza futuro, obbligati a crescere prima del tempo. E questo nel sud dell'Inghilterra. Parthenope di Paolo Sorrentino segue bizzarramente lo stesso destino di Megalopolis, in quanto è un caleidoscopio di splendide immagini che raccontano attraverso una donna la misteriosa Napoli. Difficile forse, come nel caso di Coppola, cogliere il sottile filo che lega il tutto, ma la bellezza e la sua fascinazione sono pur sempre al di là di ogni racconto, hanno una vita propria che potrebbe giustamente affascinare chi è lontano dalla cultura napoletana. Tra le possibili sorprese, attenzione poi a Wild Diamond, l'opera prima di Agathe Riedinger, che racconta i primi passi di un'influencer. Si tratta di Liane, diciannove anni, una ragazza del sud della Francia sempre allo specchio. A interpretarla è Malou Khebizi, attrice straordinaria presente in ogni inquadratura con il suo trucco pesante e le sue unghie extra-large.
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