Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, invitato dalla premier Giorgia Meloni al G7 a Borgo Egnazia e confermato sulla lista dei partecipanti fino a venerdì 7 giugno, ha rinunciato a presentarsi in Puglia, sfuggendo così a una richiesta d'arresto a suo carico per la tortura e l'omicidio del giornalista Jamal Kashoggi. A rivelarlo è l'associazione 'Non c'è pace senza giustizia' (Npwj) nel corso di una conferenza stampa a margine dei lavori del G7.
Accusato nel 2019 dall'Onu di essere il mandante dell'omicidio del giornalista saudita del Wp - un addebito rilanciato anche dall'intelligence Usa in un rapporto desecretato dall'amministrazione Biden -, bin Salman è stato denunciato alla Procura di Roma da Npwj, sulla base della giurisdizione internazionale, per crimini di tortura il 4 giugno scorso, quando i media riportavano il suo nome sulla lista degli invitati al G7. Una denuncia che si sarebbe potuta trasformare in arresto se il principe ereditario saudita avesse messo piede sul territorio italiano.
"La sua partecipazione è scomparsa martedì 11 giugno improvvisamente" dalla lista dei leader attesi in Puglia, ha fatto notare l'avvocato Fabio Maria Galiani parlando ai cronisti. All'ultimo minuto Bin Salman ha declinato l'invito spiegando di non aver potuto partecipare al vertice a causa di impegni legati alla supervisione della tradizionale festività dell'Hajj, il pellegrinaggio islamico alla città santa della Mecca, il cui inizio quest'anno coincideva con i lavori del vertice dei Grandi della Terra.
"L'arrivo annunciato di Mbs in Italia è stato per noi una cosa molto grave perché la sua responsabilità diretta per l'omicidio di Khashoggi è emblematica del tipo di regime sanguinario che ha stabilito", ha spiegato il segretario generale di Npwj, Niccolò Figà-Talamanca. "Si tratta di rispettare non solo i diritti umani: non c'è un permesso speciale di fare a pezzi le persone in quanto principi sauditi, e non c'è un permesso speciale di interferire nel processo giudiziario perché c'è il G7".
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