Lo sterminio degli Ebrei è stato "il più abominevole dei crimini" e Auschwitz ha spalancato "i suoi cancelli" su "un orrore assoluto, senza precedenti" che è stato "idealizzato e realizzato in nome di ideologie fondate sul mito della razza, dell'odio, del fanatismo, della prevaricazione". La strada da seguire, soprattutto ora che si stanno riaffacciando "pericolose fattispecie di antisemitismo" non è certo "quella dell'odio", ma "della pace". Riconoscendo, oggi, anche il diritto di un popolo come quello palestinese ad avere un proprio Stato.
Il discorso che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, fa al Quirinale in occasione della cerimonia per il "Giorno della Memoria", è di quelli destinati a lasciare il segno. Soprattutto perchè la ricorrenza quest'anno si celebra mentre è in corso tra israeliani e palestinesi forse il peggior conflitto della loro tormentata storia.
E così, le parole che il Capo dello Stato pronuncia davanti alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, una nutrita squadra di ministri, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, i vertici della Comunità ebraica e i familiari dei Giusti, acquistano un valore forte e si rivolgono ad una platea più vasta di quella presente nel salone dei Corazzieri. Sono parole che invitano al rispetto dei diritti "di ciascuno", che condannano "l'indifferenza" di chi sceglie di "guardare dall'altra parte", ma soprattutto che invitano, "chi ha sofferto", come il popolo di Israele, a "non negare a un altro popolo il diritto" ad avere "uno Stato".
L'intervento del Presidente della Repubblica ha orizzonti vasti, senza confini temporali. Lui parla di ieri affinché oggi non si commettano gli stessi errori. Cita Primo Levi quando disse che la storia della deportazione "non può essere separata" da quella delle "tirannidi fasciste in Europa" - scolpendo così "il giudizio" sulle "responsabilità" del "più grave sterminio" compiuto "nella storia dell'umanità"- e mette in guardia dalle ideologie "di superiorità razziale", "nazionalismo predatorio", "supremazia dello Stato sul diritto inviolabile di ogni persona" e "culto della personalità e del capo" che sono stati "virus micidiali". Mattarella insiste più volte sul concetto di "responsabilità", anche quando osserva come non ci sia "torto maggiore" nei confronti delle vittime che "annegare in un calderone indistinto le responsabilità" o compiere "superficiali operazioni di negazione o riduzione delle colpe personali e collettive".
E, nel salone dove campeggiano immagini della Shoah, alla presenza anche di uno degli ultimi sopravvissuti di Auschwitz-Birkenau, Sami Modiano, ricorda come l'Italia adottò "durante il fascismo in un clima di complessiva indifferenza, le ignobili leggi razziste" e di come gli appartenenti "alla Repubblica di Salò collaborarono attivamente alla cattura, deportazione e persino alle stragi degli ebrei". Ma, visto che anche oggi "il cammino dell'uomo procede su strade accidentate e rischiose" e la "ruota della storia sembra" riportare "l'umanità indietro", gli orrori del passato non devono ripetersi.
Mattarella assicura che la "Repubblica italiana" "non tollererà in alcun modo minacce, intimidazioni e prepotenze" nei confronti delle "comunità ebraiche", ma lancia anche un appello affinchè "odio e intolleranza" non prendano il sopravvento. In nessuna parte del mondo. Celebrando i 'Giusti', osserva come loro, non solo sconfissero "paura e indifferenza", ma indicarono anche "una strada diversa da odio e oppressione" spinti dal "senso di umanità".
Un monito rivolto anche ad Israele a perseguire "la strada della pace" contro "ogni guerra", "violenza" e "sopraffazione". Mattarella condanna con forza quanto avvenuto il 7 ottobre ad opera di Hamas che definisce la "raccapricciante replica degli orrori della Shoah" e manifesta solidarietà a Israele ("Noi sempre impegnati per la sua sicurezza").
Ma esprime anche "angoscia" sia "per gli ostaggi", sia "per le numerose vittime tra la popolazione civile palestinese nella striscia di Gaza. Tante donne e bambini". Ma nel 'Giorno della memoria' arriva anche la decisione della Corte dell'Aja di non archiviare l'accusa di genocidio formulata nei confronti di Israele dal Sudafrica. Una decisione "che fa male", commenta la presidente dell'Unione Comunità Ebraiche italiane, Noemi Di Segni, presente anche lei al Quirinale.
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