Unico punto di passaggio per uscire dalla striscia di Gaza non controllato da Israele, il valico di Rafah sin dalla sua creazione nel 1979 in base al trattato di pace tra Israele ed Egitto, è sempre stato al centro di ogni crisi nella enclave palestinese. Unico varco inoltre nei 12 chilometri di confine tra la striscia e l'Egitto, nella desertica regione del Sinai, fino al 2005 è stato gestito dalla Autorità Aeroportuale Israeliana, come stabilito dal Piano di disimpegno unilaterale israeliano.
Passò allora sotto il controllo della missione dell'Unione europea di assistenza alle frontiere (Eubam), che lo gestì fino al 25 giugno 2006, quando uomini di Hamas catturarono il soldato israeliano Gilat Shalit.
Riaperto e nuovamente e di fatto blindato nel 2007, il valico fu al centro di un vero e proprio assalto nel 2008, quando nel corso di un ennesimo blocco della striscia gli uomini di Hamas abbatterono con dinamite e bulldozer circa 200 metri del muro di confine che compone il valico. Un fiume di circa 350.000 palestinesi riuscì così a sconfinare in Egitto per sfuggire al blocco applicato da Israele sei mesi prima, quando gli stessi miliziani di Hamas, con un'azione di forza, assunsero il controllo dell'intera Striscia di Gaza. Gran parte di loro sconfinarono per procurarsi viveri e rifornimenti ormai da tempo esauriti a causa del blocco, per poi tornare nella striscia con sacchi e viveri e taniche di carburante.
E ancora, nell'estate del 2014, il valico venne sbarrato in seguito ai combattimenti tra israeliani e palestinesi. Il passaggio verso l'Egitto venne consentito solo ai feriti, i malati e gli stranieri. Ed è a questo che ora si sta lavorando, per consentire una apertura dello stesso tipo.
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