Gli Stati Uniti, "i primi responsabili dei crimini israeliani compiuti a Gaza", si devono preparare a una lunga guerra regionale di logoramento sui fronti palestinese, libanese, yemenita e iracheno: perché il Medio Oriente che conoscevamo prima del 7 ottobre "non esiste più", e perché "noi continueremo ad esercitare una forte pressione su Israele". Le parole di Hassan Nasrallah, leader degli Hezbollah libanesi filo-iraniani che ha oggi pronunciato il tanto atteso primo discorso pubblico dallo scoppio delle ostilità il 7 ottobre scorso, hanno messo gli Usa al centro dell'equazione bellica mediorientale tentando di mettere in secondo piano il ruolo dell'Iran.
Soprattutto, Nasrallah ha sciolto i dubbi di chi ancora temeva un allargamento regionale del conflitto in corso tra Israele e Gaza e tra Israele e il movimento sciita libanese filo-iraniano. Non scoppia nessuna guerra su più ampia scala tra Hezbollah e Israele, perché "siamo già in guerra dall'8 ottobre contro il nemico sionista", ha detto l'inamovibile segretario generale del Partito di Dio. Nasrallah non è solo un leader politico e militare ma vanta la diretta discendenza dal profeta Maometto. Le sue parole, pronunciate in diretta tv di fronte a migliaia di seguaci assiepati a Beirut, nel sud del Libano, nella valle della Bekaa, in Iraq e Yemen, hanno dunque un peso specifico molto significativo su scala regionale.
Nel suo discorso di un'ora e mezzo, Nasrallah si è prima di tutto rivolto ai familiari dei circa 60 combattenti ("martiri sulla via di Gerusalemme") di Hezbollah uccisi da Israele in queste prime settimane di guerra: "Non sono morti, ma sono vivi e sono nel paradiso di Dio". Poi ha annunciato un lungo conflitto di trincea contro il nemico: la nostra è una guerra lunga "che sarà vinta ai punti e non con un knock out... ci vorrà tempo prima che riusciremo ad assestare il colpo di grazia".
Sulla battaglia in corso a Gaza, Nasrallah ha detto che il primo obiettivo è quello di far cessare gli attacchi di Israele e che questo sarà comunque una vittoria per Hamas. Quindi, rivolgendosi allo Stato ebraico, Nasrallah ha delineato i limiti dell'offensiva del Partito di Dio dal sud del Libano: "Dall'8 ottobre abbiamo attirato un terzo delle forze armate israeliane, tra cui le unità di elite; abbiamo costretto le autorità a far evacuare 43 insediamenti illegali israeliani (i kibbutz lungo il fronte nord); stiamo esercitando e continueremo a esercitare un'altissima pressione militare, politica, economica e sociale".
Il leader di Hezbollah ha poi affermato che né l'Iran né lo stesso Partito di Dio libanese erano al corrente dell'operazione di Hamas del 7 ottobre. E ha ribadito che Teheran non comanda i vertici della resistenza anti-israeliana in Libano e in Palestina. "E' stata un'azione palestinese al 100%", ha detto il leader sciita, "la decisione non è stata condivisa con altre fazioni della resistenza islamica. Loro hanno deciso ed eseguito".
Infine il messaggio diretto agli americani: fermate l'aggressione contro Gaza, "siete i primi responsabili dei crimini israeliani nella Striscia, Israele è uno strumento nelle vostre mani". "State molto attenti", ha aggiunto Nasrallah parlando sempre agli Usa, perché "i nostri compagni d'arme in Yemen e in Iraq si sono già attivati" contro obiettivi israeliani e statunitensi, in riferimento all'attacco contro il porto israeliano di Eilat, rivendicato dal governo filo-iraniano yemenita, e ai recenti botta e risposta in Iraq e Siria tra forze Usa e milizie irachene vicine a Teheran.
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