Le preghiere in moschea e la giornata di riposo dedicata alla famiglia riunita attorno alla tavola imbandita sono solo un ricordo nel sud della Striscia di Gaza dove si sono riversate centinaia di migliaia di persone, sfollate dal nord su ordine israeliano.
In moschea non va più nessuno, sono diventate luoghi a rischio bombardamenti. E i mercati del venerdì sono desolatamente deserti: "Non si trova più niente. Non c'è carne di manzo, né polli o pesci. Non sappiamo cosa preparare per le nostre famiglie. A casa abbiamo solo scorte di riso, di pasta, di maccheroni", si lamentano le donne con le sporte vuote. E manca anche il gas da cucina. Chi ha ancora qualcosa nella bombola, lo tiene per il futuro. Oggi a Khan Yunes (nel sud della Striscia) si vedevano famiglie preparare il pasto del venerdì su fuocherelli accesi nei giardinetti, sui balconi o anche sui marciapiedi.
Malgrado la strage al fornaio della via Nasser di Gaza City - dove giorni fa persone che erano in coda per il pane sono state investite da una pioggia di fuoco - anche oggi a Khan Yunes si vedevano code di fronte ai fornai. Anche qui c'entra la penuria di gas. "Per i bambini bisogna preparare colazioni e cene alla buona. La soluzione più facile è quella dei sandwich. Ma se manca il pane, cosa gli diamo?".
Anche l'intimità familiare resta un ricordo del passato. Ogni famiglia ne ospita una o più di sfollati. Il tempo passa ascoltando la radio (ad esempio la locale al-Aqsa, che rilancia i programmi di al-Jazeera) oppure giocando a carte. Le notti sono funestate dal continuo ronzio dei droni israeliani, ed anche il sonno ristoratore appartiene al passato.
In questi venerdì di desolazione anche il panorama della città stringe il cuore. Le strade sono deserte, per la mancanza di benzina. La arteria Sallah-a-din, che attraversa la Striscia intera, in genere molto trafficata, è deserta. Qualche bicicletta, e carretti trainati da asini. "Sono salita senza esitazione su uno di quei carretti", dice una signora anziana: "Dovevo urgentemente raggiungere una farmacia a Khan Yunes, nemmeno ho chiesto il permesso di salire. Era perfettamente naturale".
Niente moschee, niente acquisti al mercato, niente pranzi nella intimità familiare. Il quarto venerdì di guerra è trascorso come un giorno qualsiasi. "Per dimenticare quanto succede attorno - dice un abitante del posto - ho sfidato i miei figli a cimentarsi con il cubo di Rubik. Provano in tutti i modi di allinearne i colori. E mentre provano, forse si distraggono da quanto succede fuori dalle loro finestre".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA