dell'inviata Silvana Logozzo
"Voi europei non capite l'Islam, quindi non potete comprendere un uomo come Yahya Sinwar", dice all'ANSA un analista israeliano che preferisce restare anonimo. "Ma questa volta neppure a noi è stato chiaro che cosa avesse in testa veramente il capo di Hamas a Gaza". Di lui l'esercito ricorda una frase: "Abbatteremo il confine con Israele e strapperemo il cuore dai loro corpi". "E lo hanno fatto", ammette l'analista. Tuttavia resta un enigma la decisione di entrare in azione proprio adesso, nonostante i maggiori esperti di geopolitica abbiano individuato nell'interesse di Vladimir Putin spostare il faro dalla guerra in Ucraina per puntarlo sul Medio Oriente. Con l'aiuto sostanziale dell'Iran.
Per Sinwar, ritenuto da Israele il responsabile numero uno dell'attacco del 7 ottobre in cui sono morti più di 1.400 israeliani, sono stati usati tanti aggettivi: crudele, carismatico, manipolatore, influente, resiliente. Un insieme di caratteristiche esplosive miscelate nella mente di questo 61enne rimasto in un carcere israeliano per 22 anni dopo una condanna a diversi ergastoli per l'omicidio di tre soldati dell'Idf e 12 palestinesi sospettati di collaborare con lo Stato ebraico. Di lui si ricordano bene gli agenti dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interno israeliano, che lo hanno interrogato verso la fine degli anni '80: "Con spavalderia si è preso la responsabilità della punizione inflitta a un sospetto informatore. Ha convocato il fratello dell'uomo, un membro di Hamas, e lo ha costretto a seppellirlo vivo buttandogli addosso terra e terra fino a che non è soffocato. Questo è Yahya Sinwar".
Nel 2006 è uscito dal carcere con altri mille detenuti palestinesi in cambio del rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit, prigioniero di Hamas a Gaza per oltre 5 anni. In cella non aveva perso tempo, ha studiato il nemico. Ha imparato l'ebraico e letto tutti i libri a disposizione sui padri di Israele, da Vladimir Jabotinsky a Menachem Begin, a Yitzhak Rabin. Tornato libero ha dichiarato in tv: "Sappiamo che Israele dispone di 200 testate nucleari e della forza aerea più avanzata della regione. Noi non abbiamo la capacità di smantellare Israele". Era un inganno. Mostrarsi deboli per spostare l'attenzione da sé e colpire al momento giusto. Missione che gli israeliani riconoscono oggi "compiuta".
Cresciuto nella zona più derelitta di Gaza, a Khan Younis, è comparso sulla scena politica con i suoi consigli dal terreno al fondatore di Hamas, il famigerato sceicco Ahmed Yassin. Nel 2017 è stato eletto leader del gruppo per tutta Gaza, sostituendo Ismail Haniyeh, secondo alcuni nella Striscia promosso a fare il capo di Hamas all'estero, in Qatar. In realtà semplicemente tolto di mezzo. Poi Sinwar, detto Abu Ibrahim, è stato rieletto nel 2021. I suoi metodi violenti contro oppositori e spie palestinesi hanno contribuito a farne un leader di spicco: tanto amato dalla sua gente, quanto temuto. L'intelligence israeliana ricorda che il soprannome di Sinwar a Gaza è popolare: 'il macellaio di Khan Yunis', lo chiamano. Di lui gli stessi membri di Hamas hanno paura.
La sua ascesa all'interno del gruppo dirigente di Gaza è basata proprio su una reputazione di spietatezza e violenza, che ha attecchito tra i ranghi più alti della fazione. Il capo di Stato maggiore israeliano Herzi Halevi dopo il 7 ottobre ha avvertito: "Questo attacco atroce è stato orchestrato da Yahya Sinwar. Lui e i suoi uomini sono già morti". Anche Benyamin Netanyahu lo ha definito "un morto che cammina", paragonandolo a "un piccolo Hitler". Sinwar però non è Hitler, non è un sociopatico che vuole distruggere un popolo. Lui vuole piegare una nazione, beffarla, incrinare il bene più prezioso: il mito della sicurezza e dell'infallibilità di Israele. La priorità degli israeliani. E non si può dire che questa non sia già una vittoria, che Sinwar sia vivo o morto. I terroristi arrestati dicono che il loro leader è nascosto sotto l'ospedale al-Shifa di Gaza City. Non è escluso che stiano bluffando anche loro.
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