Quindici ore di combattimenti, strade distrutte e popolazione ridotta allo stremo: questa la situazione oggi nel campo profughi di Tulkarem, in Cisgiordania, mentre le forze armate israeliane esercitano una crescente pressione per sbarrare la strada a Hamas che vorrebbe aprire un nuovo fronte contro Israele, dopo quello di Gaza. Al termine delle operazioni, il bilancio di un'ulteriore giornata di violenze nei Territori è di 9 morti: sette a Tulkarem, un altro a Hebron ed un altro ancora a Jenin, morto per ferite riportate a fine ottobre. Fra quanti seguono con crescente ansia i continui combattimenti in Cisgiordania fra esercito e milizie locali sempre più agguerrite c'è re Abdallah di Giordania. Le attività militari di Israele, ha avvertito, "possono spingere la regione verso l'esplosione".
Da Gaza continuano a giungere appelli alla Cisgiordania affinché si ribelli "agli occupanti" e le operazioni anti-terrorismo dell'esercito hanno ormai assunto un ritmo quotidiano. Ieri sera ruspe militari hanno fatto ingresso nel campo profughi di Tulkarem, hanno abbattuto un monumento dedicato a Yasser Arafat, demolito un arco con parole di benvenuto in città e raschiato l'asfalto nella via al-Madares come operazione preventiva per escludere il rischio che sotto vi fossero nascosti ordigni esplosivi, sulla base di una tecnica perfezionata anni fa dagli Hezbollah. In seguito un drone ha lanciato un missile contro un appartamento dove si nascondevano alcuni miliziani e unità speciali hanno perquisito diversi siti dove, secondo l'esercito, si producevano ordigni.
Tulkarem si trova a ridosso della Highway 6: un'autostrada che attraversa Israele da nord a sud. Dista inoltre 15 chilometri dalla popolosa città costiera di Natanya. In questa zona non esiste alcun margine di sicurezza per Israele.
L'esperienza del 7 ottobre a Gaza ha insegnato che anche le barriere più sofisticate (come quella che circonda la Cisgiordania) hanno i loro punti deboli. Se a Tulkarem prendesse forma una rete terroristica organizzata, in pochi minuti potrebbe colpire nel cuore dello Stato ebraico.
In questo clima arroventato Fatah ha solennemente celebrato oggi a Ramallah il 35esimo anniversario della Dichiarazione d'indipendenza pronunciata ad Algeri da Arafat. "Gli sforzi di mandare allo sbando il nostro popolo dalla striscia di Gaza - ha affermato la leadership del partito citata dall'agenzia di stampa Wafa - non raggiungeranno il loro obiettivo. Il nostro popolo continuerà a stringersi sulla propria terra, per i propri diritti e per il nostro progetto nazionale".
Al Fatah ha anche ribadito che l'Olp resta l'unico rappresentante legittimo del popolo palestinese. Ossia che Hamas (che non fa parte dell'Olp) non può presentarsi come espressione della volontà nazionale dei palestinesi. Parole che potrebbero avere un significato particolare quando, una volta terminata la guerra, a livello internazionale si dovesse discutere del futuro della Striscia.
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