Un'atmosfera di cauto ottimismo si è diffusa fra le centinaia di migliaia di sfollati confluiti in queste settimane a Khan Yunis dal nord della Striscia di Gaza alla vigilia del cessate il fuoco fra Hamas ed Israele. "Speriamo che regga, speriamo che significhi la fine della guerra", dicono in tanti, tutti peraltro impegnati oggi nel cercare di comprendere le implicazioni dirette sulle loro condizioni di vita.
In primo luogo cercano di sapere quanti aiuti umanitari potranno entrare da domani nella Striscia (in tempi normali dall'Egitto arrivavano centinaia di camion quotidianamente, ridottisi adesso a poche decine) e se Israele abbia finalmente accettato di introdurre quantità significative di carburante, senza il quale la loro vita resta paralizzata. "In molte città ci sono edifici bombardati da Israele e le macerie devono essere rimosse con urgenza", affermano responsabili del municipio.
Secondo le autorità locali, i dispersi sono stimati in 3.000 in tutta la Striscia ed una parte di loro potrebbero trovarsi ancora sepolti sotto i detriti. La loro rimozione è uno degli impegni prioritari con la sospensione dei combattimenti. Fra gli edifici più significativi demoliti nei bombardamenti ci sono il palazzo del parlamento ed il lussuoso Hotel al-Mashtal, nonché numerose moschee ritenute da Israele luoghi di copertura per le attività militari di Hamas.
Dal nord è poi proseguito anche oggi il flusso di migliaia di sfollati verso il sud, passando per l'arteria Sallah-a-Din che attraversa la Striscia in tutta la sua lunghezza. "Carri armati israeliani sono stati dislocati lungo un tratto - hanno riferito al loro arrivo a Khan Yunis - e Israele ha eretto posti di blocco. Se qualcuno progettava domani di sfruttare il cessate il fuoco per tornare a nord, meglio che riveda i progetti".
Nelle lunghe ore trascorse in casa, spesso le riunioni familiari si sono trasformate in accese discussioni.
Specialmente i più giovani, dopo settimane di guerra, si dicono in grado di stabilire da un rumore di sottofondo se esso sia da attribuire ad un aereo, a un drone o ad un 'quadricottero', cioè un drone tattico di piccole dimensioni in grado di volare agilmente anche all'interno di vie strette. "Se lo sentite e lo distinguete - consigliano - allontanatevi subito dalle finestre.
Può essere pericoloso". In altri salotti si parla invece di politica. Uno degli scenari che vanno per la maggiore riguarda una Gaza non più gestita da Hamas ma forse dall'Autorità nazionale palestinese o dall'uomo d'affari Mohammad Dahlan.
Settimane di attento ascolto dei notiziari alla radio o in tv hanno accresciuto l'apertura di molti sfollati agli scenari internazionali. Alcuni ipotizzano una sorta di mandato Onu per la Striscia, o anche un intervento diretto dell'Unione Europea.
I più anziani tornano col pensiero agli anni Settanta, quando a Gaza c'era un'amministrazione militare israeliana. "Allora - racconta qualcuno ai nipoti increduli - potevamo prendere l'autobus da Gaza e andare a Tel Aviv o a Tiberiade, o anche in vacanza ad Eilat, sul mar Rosso. Gli israeliani facevano acquisti da noi, e noi da loro". Altri tempi. Domani a Khan Yunis si torna alla realtà, con un cessate il fuoco impegnato a compiere i primi passi.
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