"La guerra finirà presto e Netanyahu otterrà la liberazione di tutti gli ostaggi in vita attraverso il meccanismo degli scambi, raggiungendo in più l'obiettivo di rimuovere Hamas dal governo a Gaza". E' un'analisi pragmatica quella che Qaddura Fares, presidente della commissione per gli Affari dei prigionieri palestinesi, offre all'ANSA a poche ore dall'inizio della tregua nella Striscia che prevede la liberazione di fino a cento ostaggi nelle mani dei miliziani a fronte della scarcerazione di trecento palestinesi che si trovano nelle carceri israeliane.
Fares si dice convinto che ai primi quattro o cinque giorni di tregua seguiranno diverse altre fasi in cui "verranno gradualmente rilasciati tutti in breve tempo, perché ora è scattato un precedente di cui terranno conto le famiglie degli altri rapiti che resteranno ancora a Gaza. E la guerra terminerà definitivamente entro un mese. Quando esattamente, bisognerebbe chiederlo a Usa, Russia e Cina".
"Fin dall'inizio - attacca il ministro in forza al governo dell'Anp nella West Bank - la resistenza ha proposto uno scambio e dopo 47 giorni e oltre quindicimila martiri adesso Netanyahu ha cominciato ad ascoltare: Israele ha bevuto abbastanza del nostro sangue ed era ora che si vedesse un spiraglio".
Secondo lui, sono tre i motivi che hanno spinto il primo ministro israeliano a cedere: "le pressioni dei familiari, l'intervento politico americano e gli insuccessi militari sul campo, che finora non hanno portato ai risultati sperati da Israele".
Fares esclude inoltre che la Corte suprema a Gerusalemme possa accogliere eventuali ricorsi di cittadini contro la scarcerazione dei detenuti palestinesi: "Non interferirà nelle scelte del governo, lo dice il passato, del resto è già stato così per la liberazione di Shalit. Le autorità d'Israele continueranno comunque ad arrestare palestinesi ovunque e senza un effettivo motivo, così come stanno facendo ancora più insistentemente dopo il 7 ottobre".
L'esponente di al Fatah annuncia che il suo governo è "disponibile a collaborare per partecipare ad un ulteriore rilascio, tutto purché siano liberati i detenuti palestinesi. Per risolvere la questione andrei ovunque", assicura. E il futuro? Chi governerà la Striscia di Gaza? "Noi siamo pronti a farlo, ma ci saremo solo se c'è l'idea di un progetto per uno Stato palestinese. Quello che vogliamo nei Territori è completare un progetto di sviluppo politico e sociale, per essere pronti ad andare alle elezioni includendo anche la candidatura di Hamas, con cui vogliamo avere un dialogo interno attraverso il processo di stabilizzazione. Una cosa è certa, a Gaza devono esserci solo i palestinesi e non siamo disposti ad essere il rimpiazzo dei soldati israeliani".
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