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Gaza si sveglia senza spari, in tanti verso casa

Gaza si sveglia senza spari, in tanti verso casa

Lunga attesa a Rafah, poi sfrecciano le jeep con gli ostaggi

RAFAH, 24 novembre 2023, 22:08

di Sami al-Ajrami

ANSACheck

>>>ANSA/ SI FERMANO LE ARMI, ENTRANO AIUTI IN CAMBIO OSTAGGI © ANSA/AFP

>>>ANSA/ SI FERMANO LE ARMI, ENTRANO AIUTI IN CAMBIO OSTAGGI © ANSA/AFP
>>>ANSA/ SI FERMANO LE ARMI, ENTRANO AIUTI IN CAMBIO OSTAGGI © ANSA/AFP

   Quattro jeep della Croce rossa, con dentro passeggeri frastornati dai flash delle telecamere, che sfrecciano attraverso il valico di Rafah fra Gaza ed Egitto al primo calare delle tenebre: è stato il momento culminante di una giornata di altissima tensione con la tregua scattata nelle prime ore del mattino e l'atteso rilascio dei primi ostaggi israeliani da un lato e l'inizio della liberazione dei detenuti palestinesi dall'altro.

    Una giornata concitata nella Striscia con migliaia di sfollati che si sono riversati in strada per tornare a casa: una moltitudine di uomini, donne e bambini a piedi, su carretti o tuk-tuk con le poche cose che avevano portato con loro all'inizio della guerra, quando si sono dovuti lasciare tutto alle spalle. A Khan Yunis si sono svegliati, per la prima volta dopo 48 giorni, senza sentire più gli spari o il rombo dei raid, e molti hanno deciso di tornare nelle loro case. Sfidando anche il divieto israeliano, ribadito dopo l'accordo raggiunto con Hamas, di tornare nel nord. Mentre gli aerei da guerra israeliani lanciavano volantini - 'La guerra non è ancora finita. Tornare al nord è proibito e molto pericoloso!!!' - un gruppo che cercava di oltrepassare la linea che divide la Striscia in due si è messo in marcia sull'arteria Sallah-a-din, la principale della Striscia. E si è trovato di fronte lo sbarramento dei soldati israeliani che hanno aperto il fuoco colpendo a morte due palestinesi e ferendone altri.

    "Siamo stufi di stare qui. Non c'è vita. Speriamo di poter tornare a Gaza City, anche se si tratta di montare una tenda tra le macerie", ha raccontato Ghadi Salama. Ma sono tanti anche quelli che non vogliono tornare: "È una città fantasma. Quando siamo partiti, c'erano già solo macerie", ha testimoniato sconsolato Abu Qussai chiedendosi "perché dovrei andarci? Per vedere la mia casa distrutta? Per vedere i corpi dei miei cugini morti?".

    All'ora prefissata per la liberazione degli ostaggi, le 16 locali, al valico di Rafah fra Egitto e Gaza, tutto intanto era pronto. La polizia di Hamas - dopo settimane in cui era quasi scomparsa dalle strade - manteneva l'ordine e dal valico commerciale entravano di continuo camion con aiuti umanitari per Gaza. Anche quelli con l'atteso carburante. L'atmosfera era di grande attesa e l'evento ha richiamato centinaia di curiosi dalla vicina città di Rafah. Ma poi, con loro grande delusione, dall'Egitto sono giunte informazioni secondo cui gli ostaggi erano già sul versante egiziano di Rafah. E lì era in corso una conferenza stampa con i primi ministri di Spagna e Belgio, sotto l'egida dell'Egitto. Un evidente tentativo di ricordare - anche al pubblico palestinese - che non solo il Qatar si era adoperato per il cessate il fuoco.

    Al valico di Rafah intanto erano calate le tenebre. La folla già cominciava a disperdersi quando all'improvviso sono spuntati quattro veicoli della Croce Rossa che hanno attraversato a velocità sostenuta il valico. Attraverso i finestrini era possibile intravvedere i volti dei passeggeri. Se non tutti gli ostaggi, almeno una parte.

    Una giornata memorabile, secondo molti al valico, che fa ben sperare per il rilascio di altri ostaggi nei prossimi giorni e più in generale per la tenuta del cessate il fuoco. Cosa che, è la speranza degli sfollati nel sud della Striscia di Gaza, potrebbe rafforzare la probabilità che questa guerra sia ormai alla sua fase conclusiva. 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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