/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

A Betlemme guerriglieri sempre più giovani

A Betlemme guerriglieri sempre più giovani

'Hamas ha supporter ovunque ma la nostra è semplice resistenza'

BETLEMME, 26 novembre 2023, 20:14

dell'inviato Lorenzo Attianese

ANSACheck

A Betlemme guerriglieri sempre pi� giovani - RIPRODUZIONE RISERVATA

A Betlemme guerriglieri sempre pi� giovani - RIPRODUZIONE RISERVATA
A Betlemme guerriglieri sempre pi� giovani - RIPRODUZIONE RISERVATA

L'entrata del campo profughi Ayda, in arabo 'colei che ritorna', è un arco dalla forma di un'enorme serratura con sopra una chiave gigante, un oggetto raffigurato un po' ovunque: "E' il sogno dei nostri padri - dicono -. Dal 1948 hanno dovuto andare via portando con sé le chiavi, che noi conserviamo perché un giorno rientreremo nelle nostre case". Di fronte si alza, annerita da fuoco e lanci di vernice, una delle torri di guardia delle forze israeliane sul muro eretto a Betlemme. E la sfida tra i due mondi negli ultimi tempi si riaccende sempre più spesso.

L'ultimo a fare le spese delle tensioni è stato due settimane fa un sedicenne palestinese, Mohamed Alì Azieh: secondo il racconto dei familiari, mentre scappava dai tumulti lui è stato colpito da un cecchino che avrebbe sparato da una di quelle postazioni sulle torri che sovrastano il campo. Ora, tra le decine di volti dei ragazzi dipinti sugli edifici sgangherati del campo, c'è anche il suo. "Un altro martire", dice il padre poco distante da un disegno con la scritta: 'Qui solo le tigri possono sopravvivere'. Ad Ayda, come in tanti altri campi profughi, aumentano le foto ricordo e le immagini dipinte dei volti di adolescenti uccisi, a cui si aggiungono sulle pareti negli ultimi anni i graffiti che raccontano la resistenza armata: anche qui la ribellione si esprime con la street art, attraverso la quale non si smette di decorare l'enorme muro grigio di cemento che separa il fitto caseggiato da Israele. "Ci sono cinquemila persone in un chilometro quadrato, che completano le quattro generazioni di profughi, io rappresento la terza", dice Mustafa Al Araj, 33 anni, responsabile dello Youth Center, il quale accoglie giovani da diversi villaggi impegnati in numerose attività culturali.

C'è pure un museo sulla storia recente della Palestina: a terra una maschera antigas fa riferimento all'episodio del 2015 avvenuto durante gli scontri nel campo, in cui un ufficiale israeliano, poi sospeso dall'esercito, minacciava di 'gasare' i palestinesi se non avessero smesso lanciare pietre. Mustafa non esita ad affrontare la questione Gaza: "Hamas non è la soluzione, ma ha supporter in tutte le case dei palestinesi. Molti miei amici sono dalla loro parte perché dicono di combattere contro l'occupazione dei Territori. La guerra ha tolto il lavoro a tante persone, io facevo la guida turistica", dice ricordando che lo stesso hotel di Banksy, l'albergo con 'vista sul muro' sempre affollato e finanziato dall'artista, dopo il 7 ottobre è rimasto chiuso.

Poco distante, ancora nei pressi del centro storico di Betlemme, due ragazzi appena maggiorenni fanno strada nel campo di Dheisheh, candidato dai vincitori alla biennale di Venezia come patrimonio dell'Unesco in quanto luogo rappresentante il più grande sfollamento vivente al mondo. Un giorno fa c'è stato un blitz all'interno di una struttura del posto, nel centro Ibdaa (che significa creazione), nato nel 1994 e dove sulle pareti interne ci sono affreschi giganti che raccontano la storia degli ultimi 75 anni di lotta armata palestinese, fin dai tempi della Nakba: salendo le scale sui muri si vedono donne in catene, giovani con la fionda, tende e gente che agita molotov contro i carri armati. "La scorsa notte quando i soldati sono arrivati non c'era nessuno, hanno rotto le serrature delle porte e portato via i computer e dei soldi dal fondo cassa, seimila scicli. Non so cosa cercassero, noi qui insegniamo ai ragazzi musica, sport, cucito, arte ma anche come ha vissuto il nostro popolo", spiega Khaled, uno dei responsabili del centro, che la "smemoratezza storica" non la accetta: "Lo avete dimenticato? Tre anni prima del '48 voi italiani cantavate Bella Ciao".

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza