Kfir ha compiuto un anno, se è ancora vivo. Lui è il bambino dai capelli rossi, il più piccolo tra gli ostaggi, rapito da Hamas il 7 ottobre nel kibbutz di Nir Oz insieme con il fratellino Ariel di 4 anni e la madre Shiri di 32. Il video del sequestro è stato postato dai terroristi su Telegram e mostrava l'angoscia della donna che tiene stretti in braccio i due figli avvolti in una copertina. Quelle immagini hanno ferito il mondo. Così come quelle di un altro video in cui il papà Yarden, anche lui ostaggio, viene ripreso da membri delle brigate Qassam che il 29 novembre gli danno in diretta la notizia della morte dei bambini e della moglie. Secondo loro sotto un "bombardamento sionista".
Oggi sui social israeliani rimbalza un piccolo disegno: un bimbo davanti a una minuscola torta con la candelina seduto da solo nel buio di un tunnel. Kfir, Ariel e Shiri avrebbero dovuto essere liberati entro la fine di novembre nell'ambito dell'accordo mediato da Egitto e Qatar. Ma così non è stato.
Il portavoce dell'esercito israeliano Daniel Hagari il 30 novembre ha dichiarato seccamente che le notizie diffuse dai terroristi sulla morte della famiglia Bibas non sono verificate. E in un briefing del 2 dicembre ha spiegato: "I Bibas avrebbero dovuto essere restituiti a Israele perché rientravano nella categoria da liberare: bambini e madri. Hamas ha deciso di non farlo". Il portavoce in lingua araba Avichai Adraee ha aggiunto qualcosa in più: Shiri e i due figli erano stati affidati da Hamas a un altro gruppo terroristico, probabilmente il fronte popolare per la liberazione della Palestina, e si ritiene che fossero stati portati nel sud, a Khan Younis. A una domanda dell'ANSA sulla sorte dei bambini, l'ambasciatore israeliano a Roma Alon Bar prima di Natale ha detto che non si sapeva nulla di più di quello che ha dichiarato l'Idf. I parenti in queste settimane hanno diffuso sui social un piccolo video con le immagini di momenti gioiosi dei due fratellini, perché non vengano dimenticati. Nessuno potrà scordare Kfir e Ariel, comunque vadano le cose.
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