Brescia verità e giustizia le chiederà sempre. La promessa. solenne, nel teatro Grande è del sindaco della città lombarda, Laura Castelletti, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto per il 50esimo anniversario della strage che il 28 maggio del 1974 causò otto morti e 102 feriti nel corso di una manifestazione indetta dai sindacati.
Era una risposta all'escalation di attentati di matrice neofascista che avevano funestato Brescia nei mesi precedenti.
L'ultimo solo una settimana prima, il 19 maggio del '74, con la morte di un giovane neofascista bresciano, Silvio Ferrari, a cui era esplosa la bomba che aveva sulla sua Vespa 125 accanto alla centralissima piazza del Mercato.
Giovedì prossimo ci sarà un altro possibile passo avanti verso la definizione della verità con l'inizio del processo a Marco Toffaloni, allora 16enne e che per questo comparirà a 66 anni davanti al Tribunale dei minorenni. E' ritenuto autore materiale dell'eccidio, colui che mise la bomba nel cestino che deflagrò alle 10 e 12 di quel giorno. E' già in corso, davanti alla Corte d'assise il dibattimento per un altro imputato, Roberto Zorzi, all'epoca ventunenne che vive negli Stati Uniti dove ha un allevamento di dobermann che si chiama Littorio.
Anche lui, secondo l'accusa, era in piazza per mettere l'ordigno quel giorno di 50 anni fa.
Toffaloni e Zorzi sono nomi relativamente nuovi dopo che l'ultima inchiesta, cominciata alla metà degli anni '90, aveva attribuito in via definitiva la strage, dal punto di vista storico e giudiziario, a Ordine Nuovo e al suo ambiente con la condanna all'ergastolo dell'ex ispettore del movimento dell'Ascia bipenne per il Triveneto, il medico veneziano poi deceduto nel 2018 Carlo Maria Maggi e della "Fonte Tritone" del Sid (Servizio informazioni difesa), Maurizio Tramonte, ancora in carcere.
Ordine Nuovo quindi firmò quella strage, la sola del periodo della "Strategia della tensione" ad avere dei colpevoli in sede giudiziaria, dopo che una prima inchiesta sull'eccidio si era concentrata, naufragando, su un gruppo di balordi e di ragazzi della Brescia bene.
Fu inutilmente esplorata anche la pista milanese del movimento La Fenice fino alla svolta a metà degli anni '90 quando cominciò a delinearsi con sempre maggior precisione la mano di Ordine nuovo, grazie anche alle indagini dell'allora giudice istruttore di Milano Guido Salvini il quale, dopo la pensione, ha donato tutto il suo archivio sulle 'Trame nere', ma anche sul terrorismo di sinistra e sul caso Moro, alla Casa della Memoria di Brescia.
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