"E' stata una grande rivoluzione il voto alle donne. Non avevano mai votato perché considerate come minorenni a vita, esseri non responsabili né in grado di giudicare. Una discriminazione, questa, che viene dalla Chiesa che non ha dato mai loro la possibilità di testimoniare, mentre Cristo la pensava diversamente". Così la scrittrice Dacia Maraini commenta il tema per la maturità 2016 su 'Il voto alle donne in Italia'. "Una traccia prevedibile", aggiunge la Maraini, che ancora sulla Chiesa dice: "è Lei che ha tardato l'emancipazione femminile. Ancora oggi le donne non votano nella Chiesa, non hanno l'acceso né al voto attivo, né a quello passivo. La battaglia, va detto, è cominciata in Italia solo a inizi Novecento, mentre in Francia già a fine Settecento con la Rivoluzione francese. In Inghilterra c'è invece stato il fenomeno delle Suffragette che ha cambiato le cose. In Italia - sottolinea poi la scrittrice - è arrivato il fascismo che, alla fine, il voto lo ha tolto a tutti, uomini e donne".
Maraini, nata a Fiesole nel 1936, sempre sul tema della condizione femminile mette in campo anche gli inconsapevoli tabù "introiettati" dalle donne: "Oggi il voto c'è legalmente per le donne, ma ci sono tabù che sono come introiettati nel mondo femminile che fanno dire a molte di loro: 'a me il voto non interessa'. Invece il 'non voto' non conta niente. Diverso sarebbe se avesse un valore sociale, politico. Non andare a votare non è affatto una indicazione, ma una rinuncia. Bisogna votare".
Sempre nel segno di una memoria storica che ancora inconsciamente danneggia le donne, conclude Dacia Maraini: "Tra le discriminazioni introiettate dalla donne ci sono anche alcuni loro atteggiamenti, quando ad esempio si fanno trattare come stracci. Insomma, c'è ancora molta strada da fare".
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