Gli esami si avvicinano, l’ansia inizia a salire: questo è il periodo delle ultime interrogazioni e del ripasso del programma di quinta. Tra i maturandi, in tanti si staranno chiedendo chi ha avuto l’idea di istituire l’esame di Maturità. A tutti loro risponde Skuola.net con un piccolo excursus sull’esame di Stato.
L'esame di maturità venne introdotto nel 1923 da Giovanni Gentile, allora Ministro dell’Istruzione, agli inizi del ventennio fascista. Il primo esame di Maturità, incubo di intere generazioni, risale a quegli anni, quasi un secolo fa. Prevedeva ben quattro prove scritte, a differenza delle tre attuali. Non solo, la prova orale era davvero uno scoglio arduo da superare: si basava sull’intero programma dei cinque anni del liceo e non solo sugli argomenti svolti durante il quinto anno. La commissione era temibile, costituita da un professore universitario, tre fra professori e presidi di istituti d'istruzione media di secondo grado e un insegnante appartenente a scuola privata o persona estranea all'insegnamento.
A dimostrazione della difficoltà, i risultati: sembra che nel 1925 solo il 60% degli studenti ottenne la maturità classica, il 55% quella scientifica. Numeri certo lontani da quelli attuali.
Passarono alcuni anni prima che l’esame di Maturità venisse ritoccato. Nel 1937, con la riforma De Vecchi, il programma d’esame venne ridotto a quello dell’ultimo anno. Dopo tre anni, nel 1940, ecco che la Maturità subisce un altro cambiamento ad opera dell’allora Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai. E’ grazie a lui che la commissione, a parte il presidente e il vicepresidente, diventa tutta interna.
Nel 1952, la riforma voluta da Guido Gonnella torna alla commissione mista, con un solo membro interno, e interviene anche sul programma d'esame. Gli studenti dovevano prepararsi sugli argomenti di quinta, ma all’interno dell’esame potevano trovare, a discrezione della commissione, rimandi alle cose studiate durante il terzo e il quarto anno. Dal 1969, poi, ecco la "vecchia maturità" di Fiorentino Sullo, che durò ben 30 anni: commissione mista, due prove scritte, due materie all'orale e voto in sessantesimi. È datata 1997, invece, la riforma dell'esame voluto da Luigi Berlinguer: si introduce la terza prova e il credito scolastico, all'orale si portano tutte le materie, la commissione è mista e il voto in centesimi. Da allora ad oggi, piccoli aggiustamenti (comprese l’introduzione del plico telematico da parte di Profumo, l’ammissione con obbligo di sufficienza in tutte le materie di Gelmini, e una parentesi con la commissione d’esame tutta interna voluta da Moratti), ma la sostanza rimane la stessa. Dal 2019, però, si cambia ancora.
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