Solo il 12% degli studenti con difficoltà economiche riesce a emergere negli studi: questo uno dei dati più significativi che emergono dal rapporto Ocse 'Equità dell'Istruzione: abbattere le barriere alla mobilità sociale', che mette a confronto i Paesi evidenziando il nesso tra il ceto sociale degli studenti e le differenze nelle competenze acquisite.
Secondo l'Ocse le possibilità di promozione sociale tramite l'istruzione sono molto variabili da un Paese all'altro: solo nei Paesi in cui l'attenzione ai bisogni degli studenti più svantaggiati è maggiore, una quota significativa di questi ottiene migliori risultati. E in Italia? Nel nostro Paese effettivamente l'ascensore sociale risulta essere "fermo". Non a caso, sottolinea il rapporto, solo il 12% degli studenti più svantaggiati risulta tra i più "bravi" nel nostro Paese (la media tra tutti gli studenti è il 25%). E' quindi minima la percentuale di studenti in difficoltà economiche che riesce ad eccellere nei risultati scolastici.
Inoltre, la proporzione di studenti che si dice poco o per nulla soddisfatto della propria vita raggiunge il 18% tra gli studenti svantaggiati, rispetto al 13% tra gli altri studenti. Non solo: la percentuale di studenti svantaggiati che dichiara di sentirsi a suo agio tra i banchi di scuola è diminuita dal 2003 al 2015, passando dall'85% al 64%. In più, rileva ancora l'Ocse, l'orientamento dopo la scuola media in Italia è spesso legato all'origine sociale: così, gli studenti svantaggiati sono spesso indirizzati verso gli istituti tecnici, mentre gli studenti benestanti si rivolgono più frequentemente al liceo.
Come riporta Skuola.net le associazioni studentesche non hanno tardato a reagire di fronte ai dati del rapporto Ocse. "Già dall'età di 10 anni gli studenti italiani pagano il prezzo della loro condizione sociale di partenza: solo uno su otto, tra gli svantaggiati, entra nel novero dei 'più bravi'. Di solito questo uno su otto viene dai licei, dove trova migliori condizioni di emancipazione", si legge sul comunicato diffuso da Rete degli Studenti e Udu. "Non possiamo accettare che non si muova un dito per migliorare questa situazione drammatica", rileva Giammarco Manfreda, Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi. "La scuola dovrebbe essere il luogo dove le disuguaglianze si eliminano, non dove si manifestano".
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