/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Venezia 81, guerra e suprematismo americano a Venezia è Campo di battaglia

Venezia 81, guerra e suprematismo americano a Venezia è Campo di battaglia

Il giorno di Amelio con Borghi e The Order con Law.Gitai su Gaza

LIDO DI VENEZIA, 31 agosto 2024, 20:17

dell'inviata Alessandra Magliaro

ANSACheck
Alessandro Borghi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandro Borghi - RIPRODUZIONE RISERVATA

   C'è una parola che oggi si è sentita risuonare alla Mostra del cinema di Venezia: guerra. È come un filo rosso sangue che tiene insieme l'intera quarta giornata a cominciare da Campo di Battaglia di Gianni Amelio, primo dei cinque film in gara quest'anno per il Leone d'oro, ambientato in un ospedale militare nell'ultimo anno della Grande Guerra, con Alessandro Borghi protagonista. Echeggia poi nella rivoluzione estremista che un gruppo di suprematisti bianchi, croci uncinate in paesaggi western, progetta di fare a inizio anni '80 (e poi ritenterà ancora nell'assalto a Capital Hill del 2021) nel film in concorso The Order di Justin Kurzel, con Jude Law agente dell'Fbi e Tye Sheridan suo aiutante. Ed è infine nel titolo stesso, Why War, dell'israeliano Amos Gitai fuori concorso.

   Impossibile non conviverci, doveroso uscire dall'assuefazione e cercare il dialogo: il cinema non cambia le cose, non ferma la guerra, ma pone domande e spunti di riflessione, come Amelio e Gitai hanno detto all'unisono in stanze diverse. Per il concorso è passato anche il francese Leurs enfants apres eux, uno sguardo originale di un gruppo di giovani adolescenti in una valle sperduta e dismessa della Francia orientale negli anni Novanta.
    Un coming of age che parte nel 1992, anno di nascita dei registi gemelli francesi, Ludovic e Zoran Boukherma. I cinefili si sono incuriositi con l'ultima opera folle di Harmony Korine fuori concorso, Baby Invasion e con la serie di Thomas Vinterberg Families like ours.

    "Non un film di guerra ma sulla guerra" dice Gianni Amelio di Campo di battaglia, in sala dal 5 settembre con 01. Siamo nel 1918 nell'ospedale militare subito a ridosso del fronte, guidato dall'ufficiale medico Stefano (Gabriel Montesi), dove si curano alla meglio i sopravvissuti e appena in piedi con le loro gambe si rispediscono in prima linea, soprattutto quelli scoperti a procurarsi da soli ferite per tornare a casa. Ma Giulio (Alessandro Borghi), altro ufficiale, compagno di infanzia e di studi di Stefano, la pensa diversamente e comincia di nascosto una sua personale illegittima pratica per salvare quei poveri cristi. "C'è un'utopia a monte. Questa storia - racconta con passione Amelio - non è un apologo realistico contro la guerra ma utopistico. Tutto va in una sola direzione: le guerre fanno male, le vittime sono soprattutto innocenti, allora utopisticamente per fermarle meglio che non ci siano più braccia per imbracciare fucili. È un paradosso, certo, ma su cui si fonda la morale del film". Liberamente ispirato a La Sfida di Carlo Patriarca (Beatbestseller), girato tra Veneto e Trentino, sceneggiato da Amelio con Alberto Taraglio, intreccia la storia della comune amica infermiera Anna (Francesca Rosellini) che arriva nell'ospedale militare e capirà che c'è un sabotatore. Ma la Grande Guerra non è l'unico fronte perché in quel 1918 arriva mortale la febbre spagnola. In questo film di guerra senza la guerra, Amelio sceglie di non mostrare i morti, "sono usurate queste immagini, ne vediamo troppe, ci sembrano paradossalmente irreali. Tutti i giorni da tutti i fronti, dall'Ucraina, da Gaza e dai gommoni affondati, ci arrivano scene di morti, feriti, bombardamenti e a questa assuefazione terribile io non ci sto.

   Il cinema ha una forza emotiva data dalla storia non dall'essere un comizio". Alessandro Borghi, dimagrito 12 kg per il film, racconta di "aver scoperto di nuovo l'amore per il cinema" grazie al modo di Amelio di farlo. "Alla fine di questo lavoro - dice - sono più le domande che le risposte. Non si tratta di dire sono contro la guerra, è una ovvietà, lo siamo tutti, qui si va su una sottilissima linea di scelte etiche, di relatività sul giusto e sbagliato, e io stesso mi metto in discussione, non so ma credo che non mi sarei comportato come il mio personaggio".

   The Order di Justin Kurzel è un thriller classico. Jude Law è Terry Husk, problematico poliziotto dell'Fbi, che indaga su una serie di rapine in banca e a mezzi blindati che terrorizza il nord-ovest degli Stati Uniti. La polizia brancola nel buio e sarà proprio lui, agente di stanza nella pittoresca e sonnolenta cittadina di Coeur d'Alene in Idaho, a capire che non si tratta di criminali comuni, ma di un gruppo di pericolosi terroristi di destra al seguito di un leader radicale e carismatico, Robert Jai (Nicholas Hoult), che sta tramando di mettere in atto una devastante guerra contro il governo degli Stati Uniti. Tra svastiche, cappi, citazioni dai Diari di Turner - libro 'maledetto' guida di varie stragi, tra cui Oklahoma City nel '95 - The Order ci fa seguire l'indagine serrata di Husk che, affiancato dal poliziotto locale Bowen (Tye Sheridan), si mette sulle tracce del nemico. "Il film doveva essere fatto - dice Jude Law che ne è anche produttore - perché c'è qualcosa di pertinente al mondo di oggi, su quanto possa essere facile manipolare i deboli. L'America, come altri paesi, è una società divisa. Noi parliamo in The Order di un'ideologia pericolosa e di come possa germinare soprattutto tra persone vulnerabili e sfruttate. Il razzismo - conclude l'attore britannico 52enne - aggrega gli ultimi della società e crea una comunità, una famiglia".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza