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Totoleone, da Brutalist a La stanza accanto fino a Queer

Totoleone, da Brutalist a La stanza accanto fino a Queer

In corsa anche I'm Still Here e l'italiano Vermiglio

VENEZIA, 07 settembre 2024, 09:41

di Francesco Gallo

ANSACheck
The Brutalist di Corbet intervallo con timer durante film in concorso - RIPRODUZIONE RISERVATA

The Brutalist di Corbet intervallo con timer durante film in concorso - RIPRODUZIONE RISERVATA

L'eutanasia plumbea e sincopata di Almodovar (La stanza accanto), l'utopismo architettonico di Corbet (The Brutalist) e la straordinarietà della protagonista del film di Walter Salles (I'm still here) sono tre componenti che non si possono trascurare per un possibile Totoleone di questa edizione, la 81/a, di un Festival di Venezia di livello medio alto che si chiude oggi. Per l'Italia invece, forse troppo sovradimensionata, buone possibilità per Queer di Guadagnino e, in seconda battuta, per Vermiglio della Delpero.

Intanto La stanza accanto, primo film in inglese di Pedro Almodovar e non troppo autorale, racconta un'eutanasia al femminile con una coppia di straordinarie attrici quali Julianne Moore e Tilda Swinton (quest'ultima o entrambe potrebbe correre anche per la Coppa Volpi). The Brutalist di Brady Corbet è forse quello più quotato per il Leone d'oro, film titanico su un'ambizione altrettanto titanica, quella di un grande architetto ispirato all'ebreo ungherese László Tóth (Adrien Brody da Coppa Volpi) emigrato negli Stati Uniti nel 1947 a cui viene commissionata un'opera gigantesca da un mecenate piuttosto ottuso. Una storia melodrammatica, esaltata dalla pellicola 70 mm e dalla musiche di Daniel Blumber, di questo artista tormentato, drogato e forse anche abusato. Il film ha già passato il più terribile dei test: 231 minuti di durata ma nessuno abbandona la sala.

I'm still here di Salles è un grande film con protagonista assoluta una straordinaria Fernanda Torres nei panni di Eunice Pavia, madre di cinque figli la cui vita viene sconvolta dal singolare arresto del marito, ex deputato, e poi dalla sua successiva sparizione. Siamo nel Brasile del 1971.

Queer di Luca Guadagnino è un film divisivo, un atto di omaggio lisergico a William Burroughs, intellettuale raffinato, rappresentante di quella Beat Generation che vedeva nell'alcool come nelle droghe quelle risposte che la realtà non riusciva a dare. Grandissimo poi e più che candidabile alla Coppa Volpi Daniel Craig anche solo per il coraggio di passare da 007 macho a scene omosessuali spinte nei panni di WIlliam Lee (alias Borroughs), un americano che nel 1950 è espatriato in una Città del Messico super libera.

Ben quotati poi sia per qualità che per possibilità di un occhio di riguardo da parte della presidente di giuria Isabelle Huppert: Trois Amis di Emmanuel Mouret, storia tutta al femminile con tre coppie che si incrociano e Jouer avec le Feu di Delphine & Muriel Coulin, due sorelle francesi che mettono in campo un Vincent Lindon ferroviere e vedovo sulla cinquantina che alleva da solo i suoi due figli, il più grande si ritroverà coinvolto in gruppi di estrema destra, ma lui non lo lascerà solo.
 

Sul fronte Italia, Vermiglio di Maura Delpero, storia rurale, olmiana, ambientata sulle Dolomiti al confine con l'Austria dove c'è la Prima guerra mondiale, è piaciuta molto ai critici internazionali. Che fine far fare a Joker: Folie à Deux di Todd Phillips, uno dei film più attesi a Venezia e sequel del vincitore del Leone d'oro del 2019? Un altro leone? Da escludere, ma questa volta potrebbe premiare quel Joaquin Phoenix bravo fino allo stucchevole che nel 2019 si vide strappata la coppa da Luca Marinelli che correva con Martin Eden. Comunque in realtà la Volpi l'ha già vinta nel 2013 con il reduce di guerra Freddie Quell nel film The Master di Paul Thomas Anderson. 

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