Con l'avvicinarsi delle vacanze di Capodanno i laboratori tessili di Zhili sono quasi tutti deserti.
I pochi dipendenti rimasti sono in disperata attesa dello stipendio per pagarsi il viaggio di ritorno a casa.
Dalle rive del fiume Yangtze alle montagne dello Yunnan, tutti festeggeranno nelle proprie città natali e celebreranno i rituali di prosperità con la famiglia.
Per Shi Wei questa è anche l'opportunità di sposarsi, come per Fang Lingping. Il marito, ex tecnico informatico, dovrà seguirla a Zhili dopo la cerimonia. Imparare è difficile, ma ciò non ostacola l'avvento di una nuova generazione di lavoratori. Questo, in estrema sintesi, il racconto di Youth: Homecoming, film in concorso a Venezia '81 a firma del grande documentarista cinese Wang Bing e ultima parte di una trilogia formata con i precedenti 'Youth (Spring)' e 'Youth (Hard Times)' presentati rispettivamente a Cannes e a Locarno.
In Youth: Homecoming tanti piccoli capitoli, appuntamenti, dedicati ognuno a un personaggio diverso di cui è indicato nome, età e provenienza e che viene poi seguito dalla telecamera in quello che sta facendo in un certo momento della sua vita: dal pescare allo sposarsi, dal tornare a casa per festeggiare appunto il Capodanno o, al contrario, nel cercare disperatamente dei soldi per poterlo fare. "In Cina la maggior parte dei giovani lavora duramente per mantenersi - dice Wang Bing -. Gli stipendi sono molto bassi, le giornate infinite e non c'è quasi tempo di riposare. La società cinese ha ridotto la loro vita quotidiana a lavoro. Guadagnare denaro è diventato l'unica ambizione". E ancora il regista, felice di stare in un festival così grande con un film 'cosi piccolo': "Lavorare nelle zone del fiume azzurro, dal 2014 al 2019, è stata esperienza molto significativa, molto bella. La Cina è oggi un Paese in grande sviluppo, ma esistono anche classi sociali che vivono in situazioni davvero molto difficili. È anche vero che siamo in tanti, ma ho voluto far vedere questo grande disagio, questa parte meno conosciuta del mio Paese". Il tema di questa trilogia, spiega infine Wang Bing, "non a caso racconta questo ambiente di giovani operai e contadini. Un ambiente che conosco bene. Quando ho deciso di fare il regista mi chiedevo, ma cosa posso mai fare come cineasta? E alla fine ho capito che dovevo documentare quel mondo in cui ero cresciuto, era il modo migliore per lasciare la mia testimonianza". Il prossimo sarà ancora un documentario? "Credo che proseguirò nel documentario, è la mia forma di espressione, anche se immagino che la fiction sia più apprezzata dal pubblico. Cercherò comunque di portare avanti questo genere che conosco bene e di migliorarlo ancora".
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