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Dall'Iran all'Afghanistan al Golfo, i diritti negati alle donne

Dall'Iran all'Afghanistan al Golfo, i diritti negati alle donne

Nonostante la loro voce non smetta di farsi sentire

ROMA, 29 novembre 2023, 17:18

Redazione ANSA

ANSACheck

Donne afghane - RIPRODUZIONE RISERVATA

Donne afghane - RIPRODUZIONE RISERVATA
Donne afghane - RIPRODUZIONE RISERVATA

Lo ricordano quasi a cadenza quotidiana le organizzazioni per la difesa dei diritti che quelli delle donne vengono regolarmente violati in più parti del mondo, eppure ad oggi esistono sacche e luoghi di evidente abuso che rimangono invariate. La voce delle donne però non smette per questo di farsi sentire.

Quella di Mahsa Amina e delle altre in Iran: dal settembre 2022, dopo la morte a Teheran della giovane arrestata perché non portava il velo in modo corretto, la nuova ondata di proteste in Iran ha riportato l'attenzione del mondo sulla condizione delle donne nel Paese, sui diritti negati, e sulla violenta repressione della piazza che li rivendica per cui ad oggi si contano centinaia di morti stando ad organizzazioni umanitarie che operano fuori dall'Iran.

Tra le rivendicazioni c'è l'abolizione della "polizia della sicurezza morale", organo fondato all'inizio del 2000 in seno alle forze dell'ordine per pattugliare le strade e assicurarsi che l'aspetto delle donne sia coerente con il codice di abbigliamento islamico. La voce risoluta delle donne iraniane è stata determinante nell'opposizione al regime instauratosi dopo la rivoluzione del 1979: lo è stata durante i moti studenteschi del 1999, nel Movimento Verde, e ancora nel 2018 e nel 2019. E ogni volta riceve il plauso della gran parte della comunità internazionale, eppure ad oggi oltre all'obbligo del velo i divieti che restringono i diritti e tolgono fette di libertà alle donne vanno dall'uso della bicicletta o avere la patente di guida per la moto, al permesso per andare allo stadio da sole e di lasciare il Paese senza l'autorizzazione del marito.
    L'Afghanistan è l'altro Paese che torna puntualmente al centro del dibattito sulla questione femminile: una sorta di 'osservato speciale' agli occhi di gran parte dell'opinione pubblica mondiale. Eppure persino la promessa di mantenere alta l'attenzione sembra essere spesso disattesa, soppiantata dalle 'emergenze' dell'attualità più stretta, nonostante da quando è stato restaurato il regime talebano nell'agosto 2021, dopo il ritiro delle forze Nato, per le donne afghane è stato un clamoroso quanto drammatico passo indietro che ha vanificato impegni e battaglie condotti in nome dell'emancipazione femminile, alcune pagate anche con il prezzo più alto, la vita.
   

Così oggi, in Afghanistan, sussiste l'obbligo di indossare hijab o burka, permane per le ragazze l'accesso ridotto all'istruzione universitaria, fino ai limiti imposti proprio di circolazione in parchi e giardini.
D'altro canto in alcuni paesi del Golfo convivono una manifesta e accelerata spinta allo sviluppo - quelli tecnologico, scientifico, finanziario soprattutto - e il persistere di restrizioni a libertà e diritti per le donne. Un esempio spesso citato è l'Arabia Saudita, dove negli ultimi anni si sono registrate alcune evidenti spinte in avanti eppure le donne restano esposte a discriminazione e abusi a causa di tutele ancora insufficienti sul piano politico e giuridico. La legislazione sulla violenza domestica, per esempio, presenta ancora lacune tali da rendere difficile denunciare e punire gli atti di stupro.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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